È una nuova tappa della guerra di Matteo Salvini contro migranti e rifugiati. Questa volta nel mirino del ministro degli Interni finiscono quanti chiedono il riconoscimento della protezione umanitaria che prevede la possibilità per l’interessato di avere un permesso di soggiorno valido due anni, rinnovabili.

Generalmente si tratta di donne incinte, persone malate e minori arrivati nel nostro Paese attraverso il Mediterraneo e le cui situazioni personali vengono vagliate dalle commissioni territoriali. Ed è proprio a queste ultime, e in particolare a chi le presiede, che è indirizzata una circolare con cui il Viminale invita ad accelerare i tempi di esame delle richieste di asilo, ma anche a valutare con «assoluto rigore e scrupolosità» le situazioni che potrebbero portare al riconoscimento della protezione umanitaria. E sempre ieri il ministro ha reso noto di aver spostato 46 milioni di euro dal fondo per l’accoglienza dei migranti a quello per i rimpatri volontari. «Un vero e proprio accanimento contro le persone più deboli», commenta la Cgil, mentre la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, parla di «accanimento di Salvini contro donne e bambini».

Il ministro leghista nega che a pagare il giro di vite che il Viminale tenta di imporre alle commissioni territoriali saranno proprio i cosiddetti soggetti più vulnerabili come appunto malati, donne e bambini. «Si vergognino i disinformati che dicono e scrivono il contrario», è sbottato in serata. In realtà è proprio la circolare a evidenziare come siano proprio loro i principali destinatari della misura. «Il permesso di soggiorno per motivi umanitari – è scritto – è stato quindi concesso in una varia gamma di situazioni collegate a titolo esemplificativo allo stato di salute, alla maternità, alla minore età, al tragico vissuto personale, alle traversie affrontate nel viaggio verso l’Italia, alla prolungata presenza in Libia, per arrivare anche ad essere uno strumento premiale dell’integrazione». Un modo di procedere che non può continuare per Salvini, per il quale «le circostanze di vulnerabilità non possono essere riconducibili a mere e generiche condizioni di difficoltà».

Nella circolare si ricorda inoltre come siano attualmente 136 mila le richieste di asilo all’esame delle commissioni, aggiungendo però che le persone che si sono viste riconoscere lo status di rifugiato sono state appena il 7%, contro il 15 % che ha ottenuto la protezione sussidiaria, mente coloro che hanno avuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari rappresentano il 26% del totale, percentuale che sale al 28% nel 2018. In sostanza per quest’ultimo caso si sta parlando di circa 6.300 migranti.

Numeri bassi, che non dovrebbero certo suscitare allarmi. Ma che invece come accade per gli sbarchi, crollati dell’80% rispetto a un anno fa, vengono agitati da Salvini che ieri ha anche ricevuto al Viminale vicepresidente del Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale libico, Ahmed Maiteeq al quale ha assicurato la fornitura di altre 17 motovedette oltre alle 12 già promesse e l’impegno per la revoca dell’embargo sull’acquisto di armi.

Critiche alla circolare del ministero degli Interni leghista arrivano da Pd, che accusa Salvini di fare solo propaganda: «La verità profonda di questa circolare è che la sua utilità risulterà vicina allo zero», ah spiegato Emanuele Fiano. «Salvini non cita criteri oggettivi per stringere la selezione dei casi di concessione del trattamento umanitario, presente peraltro in 13 paesi Ue. E non la fa perché non può farlo. Perché il semplice appello alle commissioni di esame non ha un’efficacia effettiva, perché ogni caso è diverso, perché i ricorsi sono nelle mani della magistratura».

Per Federico Fornaro, capogruppo di LeU alla Camera, la circolare rappresenta Un vero e proprio atto intimidatorio nei confronti di chi, come la commissione per il diritto di asilo e i presidenti delle commissioni territoriali, in questi anni ha svolto un lavoro attento e prezioso. Stupisce il silenzio del premier Conte».