Alexis Tsipras è in visita a Skopje, e si tratta della prima di un capo di governo ellenico in quella che ormai si chiama Macedonia del Nord. È la logica conseguenza dell’accordo di Prespes , firmato nel giugno scorso dallo stesso Tsipras e dal suo omologo Zoran Zaev. Un accordo che ha messo fine a una disputa tra i due paesi (riguardante il nome dell’Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia), trascinatasi per decenni. I due primi ministri, ieri, hanno firmato una serie di accordi nei settori del commercio, della difesa e dell’informatica. E il leader di Syriza, nel corso della conferenza stampa che ha seguito l’incontro ufficiale, si è soffermato sul «bisogno di collaborazione, comprensione reciproca e sviluppo comune» della Grecia e della Macedonia del Nord.

Secondo Tsipras, questa collaborazione farà bene sia alla regione dei Balcani che all’Europa intera. Iniziative comuni verranno intraprese all’interno della Nato, nella collaborazione a quattro con la Bulgaria e la Romania, ed anche nel quadro degli investimenti cinesi per «la Nuova Via della Seta». I due paesi vicini, inoltre, firmeranno a breve un memorandum di collaborazione per promuovere la candidatura della Macedonia del Nord a nuovo stato membro dell’Unione europea, mentre – come è noto – subito dopo l’accordo siglato con Atene, il paese è entrato a far parte dell’Alleanza Atlantica.

A livello di infrastrutture, particolare peso viene dato al collegamento ferroviario che dal Pireo e Salonicco passerà per Skopje, per arrivare fino a Belgrado. In questo modo, si fa notare ad Atene, i principali porti della Grecia potranno essere messi in collegamento diretto, in modo veloce e proficuo, ai mercati dell’Europa centrale. D’altra parte, Tsipras ha voluto ricordare che la Grecia gioca già un ruolo chiave nell’economia della Macedonia del Nord, con investimenti che superano il miliardo di euro e la creazione di almeno ventimila posti di lavoro. «Noi abbattiamo i muri e costruiamo ponti», ha sottolineato il primo ministro greco. L’importanza data alla visita è testimoniata anche dal fatto che il leader ellenico è accompagnato da ben dieci ministri del suo esecutivo.

Tuttavia, non si può dire che non ci siano anche dei problemi. L’accordo di Prespes è stato approvato tanto dal parlamento di Atene, quanto da quello si Skopje. Ma Zaev, prima della “luce verde” dei deputati, ha perso il referendum popolare indetto nel paese, ed è stato costretto a chiedere i voti di esponenti dell’opposizione. In Grecia il governo di Syriza l’ha spuntata nel dibattito e nel voto parlamentare, ma la destra di Nuova Democrazia vuole sfruttare la contrarietà di una importante parte degli abitanti della regione della Macedonia (con capoluogo Salonicco) nella speranza di aumentare la propria percentuale dei consensi sia alle Europee di maggio che alle politiche, che dovrebbero tenersi in autunno. Ad Atene, poi, molti insistono nel far notare che non esiste una “lingua macedone” (come sostengono a Skopje) e che si tratta solo di un idioma slavo. In quanto a complicazioni, poi, la Macedonia del Nord deve affrontare anche le continue tensioni dovute alla presenza, nel paese, di una fortissima minoranza albanese fortemente legata a Tirana.

Malgrado tutto ciò, Alexis Tsipras e Zoran Zaev sono convinti che la collaborazione economica, politica e culturale dei due paesi premierà la loro scelta. L’aver cercato, cioè, di superare la logica della contrapposizione, in un’area caratterizzata da continui problemi e frizioni. Bisognerà vedere se questa consapevolezza diffusa arriverà nell’immediato, o se ci sarà bisogno di aspettare qualche anno.