All’ennesima giornata di rose da sfogliare, annunci promessi a breve, designazioni in corso, campi larghi da preservare e campi giusti da rivendicare è possibile affermare senza tema di smentita che la scelta del candidato presidente alla Regione Basilicata del centrosinistra coi 5 Stelle è diventata un pasticcio. È una vicenda difficile innanzitutto da raccontare, che si svolge in una palude fatta al tempo stesso di iperpoliticismo e di «fine della politica».  Accade, solo per fare un esempio, nei giorni in cui gli operai Stellantis di Melfi, lo stabilimento che ormai più di trent’anni fa doveva sperimentare la via italiana al toyotismo e che aveva rilanciato il modello Basilicata, si mobilitano per difendere il loro futuro e lamentano la scarsa solidarietà dell’amministrazione regionale di Vito Bardi.

RICAPITOLIAMO, o almeno ci proviamo. Il Partito democratico aveva puntato sul Angelo Chiorazzo, imprenditore della cooperazione postdemocristiana arrivo nella sanità e nella cosiddetta «accoglienza ai migranti» (ma risulta che la sua Auxilium abbia lavorato anche al Cpr di Ponte Galeria, a Roma: più un carcere che un centro di accoglienza). Chiorazzo è abile, vanta entrature in Vaticano, dalla Compagnia delle Opere si è spostato su Sant’Egidio, marchio  più potabile per il popolo di centrosinistra. Il candidato in pectore si è fa un suo movimento, Basilicata Casa Comune. Tra i suoi sponsor c’è anche l’ex ministro della salute Roberto Speranza, che ha dai tempi del Conte bis ottimi rapporti con il leader pentastellato in virtù del quale confida di riuscire a convincerlo. Chiorazzo allora comincia a girare per la regione con la benedizione del partito. Succede però che le elezioni in Sardegna rilancino le speranze nel campo larghissimo. E che i 5 Stelle mettano il veto sul candidato proposto dal Pd. Firmano un documento assieme ad altre forze di opposizione (Alleanza Verdi Sinistra e Azione, tra le altre) per dire al Pd che bisogna cambiare candidato, altrimenti sono pronti a costruire un’altra coalizione di centrosinistra. Il Pd lucano conferma a maggioranza di voler puntare su Chiorazzo ma con una formula volutamente ambigua: ci si impegna al tempo stesso a perseguire l’unità della coalizione. In virtù di questa ambivalenza, il candidato prosegue imperterrito la sua campagna elettorale mentre da Roma i dirigenti di Pd e M5S si mettono alla ricerca di un’alternativa.

DA ALLORA è uno stillicidio di nomi, profili e identikit. «Finora sono usciti una ventina di nomi, manca prendere l’elenco telefonico», sfotte lo stesso Chiorazzo. Si scorrono liste di personalità politiche e notabili, manager sanitari e dirigenti locali alla ricerca del frontman giusto. Sarebbe difficile, e ormai pare del tutto inutile, ricostruire l’elenco dei papabili. Basti dire che ieri è spuntato il nome di Nicola Valluzzi, apprezzato sindaco di Castelmezzano (721 anime, provincia di Potenza), ex dirigente del Pd ora vicino alla lista di Chiorazzo. Nelle chat lucane però circolano anche i post che raccontano di quando Valluzzi diceva di voler interloquire con Bardi, ex finanziere che corre da presidente uscente per il centrodestra in quota Forza Italia. Anche Azione non ci sta, e per bocca di Matteo Richetti, getta lì il nome dell’ex governatore (anche lui ex Pd) Marcello Pittella: «Solo con lui possiamo vincere», dice il capogruppo calendiano alla Camera. Rispunta anche Speranza, che nel frattempo ha rifiutato di scendere in campo quale figura di autorevole mediazione, ribadendo la sua fiducia in Chiorazzo: «È una personalità di grande qualità – assicura – Con lui candidato la vittoria sarebbe abbastanza sicura, lo dicono i sondaggi. In queste ore è seduto con i 5 stelle e Pd e spero che a breve arrivi una notizia positiva». Dal segretario regionale dem Giovanni Lettieri arrivano parole di circostanza che a questo punto suscitano inevitabile ilarità: «Il centrosinistra lucano è al lavoro per archiviare i cinque anni della giunta Bardi e restituire la regione ai lucani».

IN SERATA, Chiorazzo gigioneggia. Dice ai cronisti che non è giornata per «parlare di politica» ma poi non si sottrae alle dichiarazioni. Assicura che non c’è alcun accordo su nessuno dei nomi che circolano da tempo. Si esercita anche in un invito alla concordia: «Se c’è responsabilità da parte di tutti – aggiunge – andremo insieme, con tutte le forze del campo moderato e progressista alternativo alla destra». Poi afferma, sibillino: «Si può vincere anche da soli così come si può perdere tutti insieme, come è successo in Abruzzo». Mancano solo nove giorni alla presentazione delle liste. In virtù di tutto ciò si capisce come Bardi, dato claudicante quando i sondaggi lo hanno testato di fronte a una coalizione compatta, adesso faccia professione di ottimismo. Giorgia Meloni lunedì 25 marzo sarà a Potenza: replicherà il format elettorale umbro dell’altro giorno e  firmerà  i Patti di coesione.