Il governo venezuelano ha accusato gli Stati Uniti di aver organizzato un colpo di Stato, dopo che Donald Trump ha annunciato che gli Usa riconoscono il leader dell’opposizione, Juan Guaidó, come nuovo leader del Venezuela. Trump ha fatto l’annuncio poco dopo che Guaidó, il nuovo capo dell’Assemblea nazionale venezuelana, si è dichiarato presidente, durante una grande protesta dell’opposizione.

LA MOSSA DI TRUMP non è piaciuta per niente alla base socialista statunitense, ma nessuna voce di spicco si è alzata tra le file dei politici, l’unico ad essersi esposto è stato Ro Khanna, deputato democratico californiano, che su Twitter ha scritto, in risposta al senatore democratico dell’Illinois, Dick Durbin, che aveva dato il proprio supporto a Guaidó: «Con tutto il rispetto, senatore Durbin, per quanto riguarda gli Stati Uniti, non dovrebbero ungere il capo dell’opposizione in Venezuela durante un conflitto interno e polarizzato. Sosteniamo l’Uruguay, il Messico e gli sforzi del Vaticano per un accordo negoziato e la fine di sanzioni che peggiorano l’iperinflazione».

La dichiarazione è stata condannata da molti democratici moderati e retwittata da Alexandria Ocasio-Cortez ma nessun politico si è espresso così direttamente come Khanna, e solo i Democratic Socialist of America hanno rilasciato esplicite dichiarazioni di condanna. «Come socialisti, abbiamo una storica responsabilità rivoluzionaria di resistere all’imperialismo in tutte le sue forme – hanno dichiarato in un comunicato pubblicato dal North New Jersey DSA – siamo solidali con i lavoratori e il popolo del Venezuela contro l’imperialismo statunitense e occidentale, e condanniamo gli Stati Uniti per i suoi continui passi verso il cambio di regime in Venezuela».

Il silenzio a sinistra è, in parte, giustificato dalla situazione interna ancora molto critica derivata dal proseguimento dello shutdown e Trump nel giro di poche ore si è visto cacciare tanto dal Venezuela quanto dal Congresso.

DOPO IL RICONOSCIMENTO di Trump nei confronti di Guaidò, Maduro ha espulso i diplomatici statunitensi, e questa cacciata ha anticipato di poche ore la dichiarazione della speaker democratica alla Camera, Nancy Pelosi, che ha negato a The Donald l’accesso alla Camera per tenere il discorso sullo «Stato dell’Unione».

Trump aveva annunciato che, shutdown o meno, avrebbe tenuto il discorso al Congresso, ma la terza carica dello Stato non è stata dello stesso avviso, in quanto Pelosi vuole rimandare il discorso a dopo la riapertura del governo e l’ha annunciato pubblicamente: «Niente discorso finché lo shutdown non sarà finito».

AD UN GIORNALISTA che le chiedeva cosa avrebbe fatto se Trump si fosse comunque presentato al Congresso, Pelosi ha risposto che non avrebbe autorizzato le telecamere, ma che il presidente avrebbe potuto comunque tenere il suo discorso sui gradini esterni del Congresso.

Per tutta la giornata il tycoon ha continuato la battaglia, ma alla fine con un tweet notturno ha annunciato che il 29 gennaio non terrà il discorso.