Da quando lo scorso giugno è stata ribaltata la sentenza Roe vs Wade, e a livello federale il diritto all’aborto è stato cancellato e messo nelle mani dei singoli Stati, la preoccupazione sul futuro dei diritti è cresciuta. Non era una percezione sbagliata. Ieri Matthew Kacsmaryk, un giudice federale di Amarillo, in Texas, ha ascoltato le argomentazioni dello stesso gruppo che ha contribuito a ribaltare Roe vs Wade, e che ora sta contestando l’approvazione della Food and Drugs Administration, Fda, del mifepristone, uno dei 2 farmaci utilizzati negli aborti farmacologici.

Il mifepristone era stato approvato il 28 settembre 2000 per l’utilizzo in combinazione con il misoprostolo per l’interruzione della gravidanza fino alla decima settimana. In seguito, ne è stato approvato l’uso anche per la gestione della sindrome da gravidanza extrauterina e per la preparazione alla procedura di raschiamento uterino.

Il gruppo che sta cercando di interrompere l’utilizzo di questo farmaco, sostiene che la Fda ha esteso la sua autorità approvando il mifepristone senza soppesarne adeguatamente i rischi. Gli esperti sanitari e la Fda contestano le accuse che arrivano dopo 23 anni di utilizzo, durante i quali queste paventate dannosità si sarebbero ampiamente manifestate.

Negli Stati Uniti ad oggi gli aborti farmacologici rappresentano più della metà degli aborti legali. Usando il mifepristone le donne evitano di affrontare un’operazione chirurgica in anestesia totale.

Per bloccare l’ormone progesterone ed impedire l’avanzamento della gravidanza, le pazienti assumono una pillola di mifepristone e, 24 ore dopo, 4 pillole di misoprostolo, un farmaco per il trattamento delle ulcere gastriche in uso dal 1973, e che in questo caso serve per ammorbidire la cervice e provocare le contrazioni che espellono il feto.<

La redazione consiglia:
Polonia. L’aborto è un omicidio, ancora non del tutto Proprio a causa della decisione di giugno della Corte Suprema che ha di fatto tolto il diritto all’aborto per le milioni di donne statunitensi che vivono in Stati a guida repubblicana, a gennaio di quest’anno la Fda ha approvato la vendita della pillola abortiva in tutte le farmacie certificate, in modo da semplificare l’accesso all’aborto farmacologico: prima, infatti, le donne potevano ottenere il farmaco solo in ambulatori e da medici specializzati. La prescrizione è ancora necessaria per poter procedere al ritiro in negozio o per corrispondenza.

Il giudice chiamato ad esprimersi sul caso Alliance for Hippocratic Medicine vs U.S. Food and Drug Administration si trova ora a gestire una patata bollente che chiaramente non aveva nessuna voglia di maneggiare.

All’inizio di questa settimana, Kacsmaryk ha chiesto agli avvocati di entrambe le parti di non rendere pubblica la data dell’udienza, con l’intenzione di inserirla nel registro pubblico soltanto la sera prima, come ha rivelato il New York Times.

Il motivo sarebbe quello di voler tutelare la sicurezza e l’ordine del processo, e le trascrizioni di una telefonata fatta dal giudice e pubblicate dal quotidiano di New York, riporta le affermazioni del giudice che dice di aver ricevuto più minacce di morte.

Mentre scriviamo non è ancora chiaro se il verdetto sarà deciso in questa udienza, di certo l’esito del processo riguarda milioni di donne, e potrebbe rendere impossibile l’utilizzo del mifepristone anche negli Stati dove l’aborto è legale.

La redazione consiglia:
Italia e Spagna: l’impari confronto tra le legislazioni sull’aborto

Se ciò dovesse avvenire non darebbe una svolta immediata. Per revocare l’approvazione di un farmaco la Fda deve prima fissare più udienze pubbliche e prendere nuovi provvedimenti, e questo è un procedimento lungo che può richiedere mesi o anni. Inoltre il governo federale potrebbe decidere di appellare subito l’eventuale decisione negativa di Kacsmaryk, portando il caso davanti alla Corte Suprema.

La vice presidente Kamala Harris ha definito la causa contro la Fda “un attacco alla libertà fondamentale di una donna” e “un attacco al processo scientifico che è cruciale per il pubblico”.