Niente da fare, si ricomincia tutto da capo, a settembre. Dopo il parere dello Stato, che di fatto è un lungo elenco delle criticità del nuovo progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle ma soprattutto contiene il niet del ministero dei Trasporti e le perplessità del Mibact, il piano di Euronova/Pallotta, sia pure nella versione rivista e corretta dalla giunta Raggi, non passa il vaglio della Regione Lazio.

E come in un gioco dell’oca, si riparte dopo la pausa estiva con una nuova Conferenza dei servizi (appena snellita) cui spetterà il compito di «esprimersi in via definitiva sull’intero progetto, integrato dalle modifiche già recepite ed adeguato in base alle osservazioni delle varie amministrazioni», spiega in una nota l’assessore regionale alla Mobilità Michele Civita.

Una bocciatura che ha fatto inviperire il Movimento 5 Stelle che accusa il Pd di essere «in uno stato confusionale», di «parlare senza leggere le carte», e di «voler far arenare il sogno di tanti tifosi e romani» (aizza il capogruppo capitolino Paolo Ferrara). Palazzo Chigi in parte si difende: il ministro dello Sport Luca Lotti parla di «parere positivo da parte del Governo», e anche lo stesso Graziano Delrio corregge il tiro: «Non abbiamo dato parere contrario, abbiamo detto che c’è bisogno di avere una viabilità adeguata». Ma le carte parlano chiaro.

Paradossalmente, il nodo sta proprio nella riduzione delle cubature che ha permesso alla sindaca Virginia Raggi di rivendicare come una vittoria “ecologista” e anti palazzinari l’accordo raggiunto con i vertici della società sportiva, ma che esclude alcune opere dagli investimenti privati del proponente. Senza i quali – considerando il comune di Roma out, come pretende l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori, visti i tempi di magra che corrono – infrastrutture tipo il Ponte di Traiano, lo svincolo A91 e il Viadotto di approccio, che sono «esclusi dal procedimento di approvazione del progetto in Conferenza Servizi» (come precisa nel nuovo progetto la società Euronova), rimarranno solo un bel sogno di carta. Chi paga? Si sono chiesti in Regione.

«Le modifiche contenute nella delibera di Roma Capitale hanno sicuramente un impatto urbanistico minore sull’area di Tor di Valle (da 345.000mq a 212.000mq) – puntualizza l’assessore dem della giunta Zingaretti, Michele Civita – ma, riducendo il costo di costruzione e gli oneri straordinari, diminuiscono anche le risorse per le opere pubbliche (risorse per opere di interesse generale da 196 ml a 80,6 ml). Per queste ragioni molte amministrazioni (ad es.: Roma Capitale Dipartimento mobilità e trasporti, Città metropolitana Dipartimento viabilità e infrastrutture viarie, Regione Lazio Direzione Trasporti e MIT) segnalano con forza la necessità di rivedere, migliorare, ripristinare opere ed interventi sia sulla viabilità come sul trasporto pubblico».

La nuova Conferenza dei servizi sarà appena snellita, bypassando quella preliminare in Campidoglio, visto che sul tema si sono già espressi tutti. E, fanno sapere dalla Regione, «entro il 2018 si dovrebbe concludere l’iter». Civita assicura: «Stiamo lavorando con imparzialità e nel rispetto delle prerogative di ogni soggetto coinvolto, per garantire tempi certi e trasparenza, con l’obiettivo di dotare Roma di una nuova moderna infrastruttura sportiva e, contestualmente, di nuove opere e servizi indispensabili per rendere sostenibile il progetto e necessari per migliorare la qualità della vita delle persone».

D’altronde nella lunga relazione trasmessa dal Rappresentante unico dello Stato, il direttore generale del Ministero dei Trasporti spiega accuratamente il motivo del «parere negativo» al «Progetto definitivo adeguato» presentato il 15 giugno scorso da Euronova.

L’assessore Montuori, che fino a pochi giorni fa deteneva anche la delega ai Lavori pubblici, sfodera fair play e accetta la sfida: «Roma Capitale porterà al tavolo con determinazione i principi irrinunciabili che hanno guidato l’interesse pubblico – afferma – e che definiscono anche la nuova visione del territorio e del bene comune che questa amministrazione ha, a partire dalla riduzione delle cubature, dal raggiungimento degli elevati standard di qualità a tutela dell’ambiente e ad un sistema di mobilità rivolto all’interesse generale della città integrando in questa visione le opere già previste».

La paura è che a ripensarci sia lo stesso Mr. Pallotta che nei giorni scorsi aveva minacciato: «Senza stadio, vendo la Roma».