Tirato in ballo da giorni nella trama intricata della telenovela lucana, ieri Roberto Speranza ha affidato al suo profilo Facebook la risposta ai detrattori. Lo hanno accusato (nell’ordine) di avere endorsato la candidatura poi naufragata di Angelo Chiorazzo, di non essere riuscito a convincere Giuseppe Conte della bontà dell’operazione, di aver rifiutato di scendere in campo in prima persona per correre da presidente e garantire l’unità del campo largo.

MA SPERANZA risponde che chi lo critica non considera la sua posizione e soprattutto le sue fatiche da ministro della sanità di due governi (Conte bis e Draghi) durante il Covid. «Ho letto alcune ricostruzioni, a mio giudizio insensate, che partono però sempre da una rimozione di fondo che per me è inaccettabile – sostiene Speranza – Cosa ha significato e quali siano le conseguenze dell’essere stato ministro della salute durante la pandemia da Covid. Chi in queste ore ha accostato il mio nome alla candidatura a Presidente della Regione Basilicata rimuove il carico di responsabilità che ho avuto sulle mie spalle negli oltre tre anni di mandato a cui ha fatto seguito anche una clamorosa inchiesta giudiziaria». Il deputato Pd fa anche notare che nello stesso arco di tempo in cui lui è rimasto ministro della salute «si siano succeduti ben quattro ministri francesi, tre ministri della Gran Bretagna e due della Germania. È stato un carico di lavoro inimmaginabile, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, senza alcuna pausa con decisioni quotidiane che incidevano sulla vita quotidiana di milioni di italiani. Questa storia non può essere rimossa».

INFINE, RIVENDICA il suo amore per la Basilicata, terra alla quale non avrebbe voluto dedicarsi a mezzo tempo, ma sottolinea al tempo stesso la volontà di rispettare il mandato da parlamentare. «Sono stato eletto solo un anno e mezzo fa alla Camera, stringendo un patto con gli elettori del collegio di Napoli che mi hanno dato fiducia».

NEL FRATTEMPO, prosegue il battibecco tra Calenda e il Partito democratico dopo la scelta del leader di Azione di sostenere il candidato di centrodestra Vito Bardi («ma è una scelta che non ha alcuna valenza nazionale»). Anche in Azione qualcuno dissente. Dopo che Gianni Pittella, fratello di Marcello ex vicepresidente del parlamento europeo e attuale sindaco di Lauria, ha fatto sapere di non essere d’accordo con lo spostamento di campo, ieri Franco Mollica, vicesegretario regionale del partito, annuncia rassegnato le sue dimissioni dichiarando di non fidarsi «delle promesse di Bardi anche se inserite in accordi programmatici». Al contrario, i calendiani assicurano che l’ex finanziere e presidente uscente ha cambiato idea, su loro richiesta, su questioni come la gestione della sanità e la deindustrializzazione. Da Roma, la segretaria del Pd Elly Schlein prova ancora a giocare il ruolo della tessitrice in vista delle prossime scadenze elettorali: «Continuerò a dialogare con Conte e con Calenda: non smetteremo di parlare con nessuno, parleremo con tutte le forze che sono contro le destre per unirle e poter battere le destre». Più duro Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana: «Non è la prima volta che Calenda va di là, oscilla sempre da una parte e dall’altra. Solo che la politica non è un’altalena, ogni tanto bisogna assumersi la responsabilità di scegliere un punto di vista, una proposta politica e culturale».

IL PD HA IL CANDIDATO alla presidenza della Regione Piero Marrese ma permane problema di convincere l’ex candidato Chiorazzo, accreditato con la sua lista di un discreto pacchetto di voti. «Chiediamo a lui e a Basilicata Casa Comune di continuare a lavorare con noi, come abbiamo fatto in questi mesi, nel percorso di costruzione di una alternativa credibile al pessimo governo della destra lucana. Soprattutto alla luce di ciò che sta accadendo nella bulimica coalizione guidata da Bardi», è l’appello del segretario regionale del Pd Basilicata, Giovanni Lettieri. L’incertezza sugli assetti si sta ripercuotendo anche sulla composizione delle liste elettorali en sulla scelta degli aspiranti ai venti posti in consiglio regionale. C’è tempo fino a sabato a mezzogiorno.