Poche ore prima del congresso Spd che si apre domani a Berlino, l’anticipazione del documento programmatico dei nuovi segretari Saskia Esken e Norbert Walter-Borjans rivela che «non sono concentrati né sull’uscita né sulla permanenza nella Grande coalizione» con la cancelliera Angela Merkel.

Lo pubblica in esclusiva la Süddeutsche Zeitung dopo aver scorso l’ordine del giorno con cui i due leader della sinistra Spd annunceranno la nascita di «un partito diverso» ma tutt’altro che intenzionato a tagliare di netto con il recente passato.

Tradotto, significa che domani al centro congressi berlinese City-Cube il Parteitag della Spd sarà «il giorno in cui Esken e Walter-Borjans faranno le concessioni a chi non voleva che diventassero segretari» come desume la S.Z. dalla lettura della relazione precongressuale.

Anche se la svolta a sinistra della Spd rimane fuori discussione, come d’accordo con le “correnti” che hanno sostenuto Esken e Walter-Borjans fin da prima del 21% conquistato al primo turno delle primarie. A partire dagli Jusos, i Giovani socialisti, il cui leader Kevin Kühnert domani si auto-candiderà alla vice-presidenza della Spd.

Giura di non avere cambiato idea sull’uscita dalla Groko ma avverte via Twitter i compagni di partito di «pensarci bene». In perfetto politichese: «I delegati del congresso dovrebbero essere responsabili e riflettere su ciò che accade dopo la loro decisione» digita Kühnert. La sua soluzione, adesso, è «attivare la clausola di revisione intermedia del contratto di coalizione, che invece non si può cambiare». È la dimostrazione plastica che alla Willy Brandt Haus, quartiere generale Spd a Berlino, da sabato scorso la parola d’ordine è ricucire lo strappo che ha diviso il 53% dei sostenitori della coppia vincitrice dal 45% che ha votato per il ministro delle finanze Olaf Scholz e la deputata del Brandeburgo Klara Geywitz.

Ma la mancata minaccia di uscire dalla Groko fa tirare un sospiro di sollievo all’altra coppia appesa al voto della base Spd. La cancelliera Merkel e la segretaria Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, sono pronte a cedere sulla riforma della pensione minima in cambio della permanenza di Esken e Walter-Borjans nel recinto del governo. Un mezzo ricatto in risposta al semi-ultimatum dei socialdemocratici su salario minimo a 12 euro e fondi per il clima che i nuovi segretari solleveranno al prossimo tavolo di trattativa con Cdu-Csu.

L’aria nella Spd in ogni caso è cambiata, almeno dal punto di vista delle abitudini, dato che Saskia Esken entra alla Willy Brandt Haus dalla porta principale e non dal parcheggio interrato come i predecessori. Sul tavolo che divide con Walter-Borjans la questione politica principale rimane «se la Spd può stabilire oppure no un percorso giusto con i cristiano-democratici e i cristiano-sociali» come scritto nel documento anticipato ieri.

Resta da capire solamente quali saranno le richieste ricevibili dall’Union cristiano-democratica al di là delle pensioni e della questione ambientale che è in cima alle preoccupazioni degli elettori prima di immigrazione, “recessione tecnica” e Brexit, certificano i sondaggi. E rimane da comprendere il grado di sterzata a sinistra della doppia guida di Esken e Walter-Borjans, la cui vittoria viene interpretata come «una reazione di sfida» al vecchio estabilishment del partito dal consigliere di Duisburg, Ünsal Baser.

Un socialdemocratico arrabbiato soprattutto con Gerhard Schröder dopo la sua dichiarazione post-voto contro i due nuovi segretari. «L’ex cancelliere incarna la fine della Spd» spiega non solo a Der Spiegel.