Una sinistra modello Massimo Zedda o una sinistra modello «Lucifero»? All’avvicinarsi dell’ora X dei ballottaggi di domenica prossima, il Pd tenta il tutto per tutto per recuperare voti da quella sinistra alla quale il premier-segretario Renzi si era fin qui rivolto con disprezzo definendola «quella che gode a perdere».

Ma ora tira una brutta aria nel Pd. C’è chi giura sull’esistenza di sondaggi che segnalano l’allarme rosso nelle tre principali città che vanno al secondo turno, Milano Torino e Roma. Per questo ora il premier segretario fa due passi indietro per evitare di far perdere i voti ai suoi candidati. E a loro volta i candidati democratici ora cercano il voto della sinistra-sinistra.

E così è successo che Massimo Zedda, il golden boy di Sel vittorioso a Cagliari sin dal primo turno, unico a passare subito nelle città capoluogo, martedì sera è volato a Milano al fianco dell’ex sindaco Giuliano Pisapia per sostenere la corsa di Beppe Sala. E oggi con ogni probabilità volerà a Roma per schierarsi al fianco di Roberto Giachetti, il candidato Pd che sta tentando una rimonta impossibile. L’idea dell’incontro pubblico sarebbe venuta al governatore Nicola Zingaretti insieme con lo stesso Renzi negli scorsi giorni. Zedda dovrebbe arrivare oggi pomeriggio direttamente alla Borgata Fidene, periferia nord est della Capitale, che due giorni fa è stata teatro di una rapina in farmacia finita con due feriti, il carabiniere e il ladro. Ieri in serata Giachetti era impegnato nell’ultimo faccia a faccia con Virginia Raggi, quello organizzato da Sky a Piazza del Campidoglio. Per questo fino a tarda serata l’appuntamento non era ancora definito in tutti i suoi dettagli.

Non sarebbe comunque la prima volta che il giovane Zedda, sindaco di una città di 160mila abitanti, viene a dare una mano al candidato della Capitale. Lo aveva fatto anche alla vigilia del ballottaggio del giugno 2013, quello Marino-Alemanno, salendo sul palco insieme a Pisapia, a Debora Serracchiani e allo stesso Zingaretti: tutti amministratori eletti da coalizioni di un centrosinistra che però di fatto ormai è solo un ricordo. Magari non a Cagliari, ma di certo a Roma e a Milano.

E qui parte invece il ragionamento dell’altra sinistra, quella che di votare i candidati Pd non ci pensa proprio.

Ieri per tutta la giornata hanno tenuto banco le dichiarazioni di Massimo D’Alema riportate da Repubblica che si sarebbe detto disponibile a votare «anche Lucifero» pur di mandare via Renzi. Parole smentite: «La ricostruzione è frutto della fantasia del cronista e della volontà dei suoi mandanti», dice una nota della portavoce Daniela Reggiani. Che poi il premier Renzi non ha voluto commentare proprio «in quanto smentite». Parole che la minoranza Pd teme essere state «spinnate» da qualcuno della maggioranza «per addossare a noi l’eventuale insuccesso a Roma», come pensa Davide Zoggia. Il senatore Miguel Gotor allude al presidente Matteo Orfini, il primo a chiedere a D’Alema una smentita.

Senonché in serata è invece il senatore Gaetano Quagliariello a confermare la sostanza della storia raccontando, stavolta alle agenzie, di una recente riunione fra gli esperti delle fondazioni Italianieuropei e Magna Charta per l’organizzazione di un convegno sul bipolarismo italiano. Alla fine della riunione, dice il senatore, «sull’uscio, ci si è fermati a scambiare qualche amena battuta sulla situazione politica, e non sono certo mancate le iperbole e le reciproche scherzose invettive». Dall’invettiva a Lucifero il passo è breve. Il tutto, conclude il senatore, «potrà essere agevolmente confermato da almeno cinque o sei docenti che con me hanno partecipato al siparietto».

Ma se anche D’Alema non avesse mai pronunciato quelle parole, il ragionamento in base al quale è meglio votare «Lucifero» – ovvero gli sfidanti del Pd nelle grandi città, in particolare le sfidanti di Roma e Torino – per azzoppare Renzi sulla strada del referendum costituzionale nella sinistra-sinistra ormai va forte. Lo fanno in molti, magari con qualche giro di parole, senza arrivare all’aperto invito a votare per le candidate Cinque Stelle. Basta leggere quello che scrive Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, sul sito Commo: «Se il nostro obiettivo è quello di vincere il referendum del prossimo ottobre sulla riforma costituzionale, e se riteniamo quella riforma un danno per la democrazia, non si può che accogliere con favore la battuta d’arresto che Renzi riceve dal voto amministrativo».