Un’inchiesta della Guardia di Finanza in diverse provincie del Veneto e del centro-nord Italia ha gettato luce sullo sfruttamento di 400 lavoratori indiani nelle fabbriche e nei magazzini con base a Padova. Al centro del sistema è stato individuato un «caporale» di origine indiane che in quasi vent’anni ha costruito un’organizzazione che ha prodotto un grandissimo giro d’affari. Grazie ai rapporti costruiti con la Grande Distribuzione Organizzata, e con molte altre aziende, ha garantito un flusso costante di forza lavoro a basso prezzo e ricattabile alla quale è stato anche chiesto il pagamento di migliaia di euro per il viaggio, la garanzia dell’inserimento lavorativo, la convivenza fino a 40 persone.

A ciascuno chiedeva un affitto di 330 euro comprensivo di una spesa settimanale ridicola che doveva servire ad alimentare anche 20 o 30 persone. Il controllo avveniva dietro minacce, pestaggi e ricatti rivolti anche ai familiari dei lavoratori in India. Come Adl Cobas abbiamo denunciato questo sistema composto da schiavisti e da alcune delle principali aziende legate alla grande distribuzione fin dal 2016 con testimonianze e documenti.

L’inchiesta ha portato al sequestro preventivo di 18 immobili, non tutti intestati all’intermediario indiano, e conti correnti per 750 mila euro. Il principale responsabile del sistema è stato interdetto dall’esercizio dell’attività imprenditoriale per un anno. Nessun’altra misura cautelare per altri indagati. A fronte di un impianto accusatorio di questo tipo non è stata disposta alcuna misura restrittiva della libertà.

Non siamo certo noi ad invocare le manette, ma è evidente che in Italia oggi si applicano pesi incommensurabilmente diversi. Com’è accaduto di recente a Piacenza dove sono stati incriminati per associazione a delinquere e arrestati attivisti sindacali che hanno sempre combattuto questo sistema di caporalato mentre altrove si lasciano a piede libero pericolosi personaggi per i quali sono state raccolte prove inconfutabili per avere agito in concorso con altri, in una vera associazione a delinquere. Verrebbe da dire che la montagna ha partorito il topolino.

Non possiamo tacere sul fatto che il grado di responsabilità andrebbe totalmente rovesciato. Troppo comodo per i committenti scaricare tutto sui fornitori, quando sono loro i primi ad usufruire degli enormi benefici in termini di grandi profitti che il sistema del caporalato e delle cooperative gli garantisce.

* Adl Cobas