Il candidato presidente per il centrodestra alle regionali siciliane di settembre dovrebbe essere Renato Schifani ma fino a ieri sera la certezza assoluta non c’era, dopo settimane di veti incrociati. La dead line per decidere è domenica alle 16, termine ultimo per presentare i simboli. Il governatore uscente Musumeci, targato FdI, ha fatto un solo mandato. La ricandidatura è stata stoppata dal forzista Gianfranco Miccichè, che sta provando a fare il king maker spingendo l’ex ministra azzurra Stefania Prestigiacomo.

Un duplice sgarbo: non è meloniana e ha «la colpa» di essere salita nel 2019 sulla Sea watch insieme a Fratoianni e Magi in solidarietà con i migranti. Il veto era arrivato anche dalla Laga che poi ha lasciato la sola FdI a litigare con Miccichè. «Nessun candidato senza il sì di Meloni»: è stato Ignazio La Russa a chiarire che nessuno scambio sull’asse Sicilia – Lombardia tra Fi e Lega avrebbe potuto scavalcarli.

Così si è arrivati a 3 nomi sottoposti ieri alla leader di FdI: lo stesso Micciché, Schiafani e «un tecnico» (Daniela Faraoni, direttore generale dell’Asp Palermo). La scelta è caduta sull’ex presidente del Senato (imputato a Caltanissetta nel processo al «sistema Montante» per rivelazione di segreto d’ufficio): «Nell’impossibilità di far convergere la coalizione su Musumeci – ha spiegato La Russa – Giorgia ha accolto la proposta di Berlusconi di individuare un nome tra la rosa proposta. Ha scelto Schifani per il ruolo istituzionale ricoperto al di sopra dei partiti. Ancora una volta FdI fa il massimo per l’unità del centrodestra anche a scapito delle legittime aspirazioni».

La candidatura ha raccolto il plauso di Lupi di Noi con l’Italia, del sindaco di Palermo Roberto Lagalla, di uno specialista delle preferenze come Totò Cuffaro. Serve però l’ok della Lega: «Attendiamo l’indicazione definitiva degli amici di Fi». In serata molti ipotizzavano che la partita si sarebbe riaperta. Tace Miccichè. Ieri mattina si era appellato a Meloni «per una soluzione senza veti». Per poi aggiungere: «Se alla fine FdI dovesse scegliere la rottura, Forza Italia e la Lega possono giocarsela contro di loro e il Pd».

Con Schifani, pure lui forzista passato con Alfano e tornato all’ovile, rischia di giocarsi la leadership del partito in Sicilia. Tra gli azzurri i nervi sono tesissimi. La Russa ha informato della scelta il solo Tajani, tagliando fuori Licia Ronzulli e Miccichè. Una mossa ritenuta «provocatoria». Così in serata è arrivata la nota dei deputati, assessori regionali e commissari provinciali di Fi: «Miccichè è l’unico in grado di rappresentare tutte le componenti del partito e portare al successo il centrodestra».

In Lombardia, invece, si va verso la riconferma di Attilio Fontana come candidato del centrodestra alle regionali di primavera. Ieri il governatore uscente ha confermato: «Mi candido per completare il lavoro di questa prima legislatura. Non sarò in lista alle politiche per questa ragione».