La chiusura della rotta balcanica è messa alla prova sempre di più. Il mese di aprile conferma la crescita costante degli arrivi di migranti in Grecia, con una novità: il maggior numero di ingressi si registra lungo il confine di terra greco-turco, a nord est. Sono stati circa 2.700 i migranti a passare di lì, guadando il fiume Evros. Sono oltre mille persone in più rispetto allo scorso marzo, quando gli ingressi furono circa 1.600. Numeri elevati in assoluto, significativi soprattutto se si considera che nel marzo 2017 erano stati poco più di 200 i migranti a oltrepassare quella frontiera. Da via d’accesso secondaria a canale principale: «L’enorme incremento degli arrivi attraverso l’Evros mi preoccupa realmente», ha commentato il ministro per le politiche migratorie Dimitris Vitsas. «Non la situazione delle isole, perché li sappiamo cosa dobbiamo fare». Una situazione che preoccupa anche l’Unhacr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati che ieri ha chiesto al governo greco di intervenire «urgentemente» per migliorare le condizioni di vita dei migranti rinchiusi nei centri gestiti dalla polizia a ridosso del confine turco.

Non sembra però sotto controllo la situazione neanche nell’Egeo, dove in un clima di violenza e tensione gli sbarchi continuano a un ritmo crescente. Sono circa 2.200 i migranti arrivati solo in questo mese. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) dall’inizio di gennaio 2018 sono 7.300 i migranti che hanno attraversato l’Egeo approdando in Grecia, mentre sono 19 i morti accertati. Nello stesso periodo del 2017 erano stati poco più di 2.000 a compiere la traversata e in 14 avevano perso la vita.

Proporzionale alla crescita del flusso migratorio sembra perdere d’efficacia l’accordo tra Unione europea e Turchia. Siglato nel marzo 2016, assegnava al governo di Ankara il compito di bloccare sul suo territorio i migranti diretti in Grecia. «È difficile che i migranti siano fermati sulla sponda turca», spiega l’avvocato Valantis Pantidis che si occupa di immigrazione ad Orestiada, nella zona di Evros. «Sono i turchi stessi, quelli invisi a Erdogan, ad avere problemi nell’attraversamento».

La scarsa attenzione riservata invece al controllo dei richiedenti asilo potrebbe essere una mossa politica da parte del governo turco, nei confronti di quello greco e dell’Ue. Bisogna però ricordare che la Turchia trattiene oggi oltre 3 milioni e mezzo di rifugiati siriani – la maggioranza tra i migranti in arrivo in Grecia, seguiti da afghani e iracheni. La pressione sui confini è quindi un dato di fatto. E anche l’operato della polizia greca nella zona di Evros è cambiato. «Prima li respingevano verso la Turchia, in modo illegale. Ora la maggior parte li lasciano passare senza nemmeno registrarli», prosegue Pantidis sorpreso da questo cambiamento radicale.
Stando a quanto riportato dalle forze dell’ordine greche, al momento le stazioni di polizia locali così come gli alloggi ad hoc, sono sovraffollate di migranti. Per far fronte al carico di lavoro, a maggio circa 200 poliziotti saranno trasferiti nella zona di Evros. Nel mentre i migranti entrati da nord est continuano senza sosta il loro viaggio verso le città Atene e Salonicco, alimentando così inconsapevolmente un’emergenza abitativa già in corso. La disponibilità degli alloggi assegnati attraverso il programma di «Sostegno d’emergenza all’integrazione e alla sistemazione abitativa» (Estia) è esaurita quasi del tutto. Ad oggi sono circa 20mila i rifugiati che hanno una sistemazione grazie a questo programma su un totale di 65mila migranti presenti sul territorio greco.

In questo contesto si inserisce la recente sentenza del Consiglio di Stato greco, che stabilisce la libertà di movimento per i migranti che raggiungono le isole dell’Egeo. In deroga a quanto previsto dall’accordo con Ankara, una volta registrati i migranti potranno spostarsi su tutto il territorio greco. Non però i 15mila richiedenti asilo già presenti sulle isole, che dovranno continuare ad attendere lì – in condizioni spesso agghiaccianti – la valutazione della loro domanda d’asilo. A prescindere dal destino di questi, se i nuovi arrivati si riverseranno in massa nella Grecia continentale, la situazione di emergenza strutturale vissuta oggi sulle isole greche potrebbe estendersi all’intero Paese.