Sean Spicer, il controverso portavoce della Casa bianca, si è dimesso a seguito della nomina, da parte di Trump, del finanziere Anthony Scaramucci come direttore delle comunicazioni, ruolo che Spicer ricopriva ad interim da quando Mike Dubke si era improvvisamente dimesso dopo soli tre mesi in quella posizione.

NON SI PUÒ DIRE che l’abbandono di Spicer sia stato inaspettato: il suo allontanamento dalla Casa bianca è stata una delle saghe interne più lunghe in un’amministrazione piena di lotte interne e di intrighi. Ex portavoce e stratega del Comitato nazionale repubblicano, Spicer è stato un frequente bersaglio di ironia da parte dello stesso presidente che avrebbe dovuto rappresentare.
Scaramucci è un 52enne di Long Island, finanziere e imprenditore laureato in legge ad Harvard; come molti altri nell’amministrazione Trump, ha cominciato la sua carriera a Goldman Sachs. Le ragioni della sua nomina sono da ricercare nei suoi buoni rapporti con la stampa, anche con gli invisi giornalisti di Cnn, New York Times, Washington Post, al contrario di Spicer che invece aveva un rapporto pessimo con tutti i media; un problema decisivo per un capo della comunicazione del presidente Usa.

LA PARODIA DI SPICER fatta al Saturday Night Live è stata tra le più crudeli di questo semestre, e ricambiava indirettamente il disprezzo che Spicer mostrava per i giornalisti. Le sue dimissioni sono un colpo al capo del personale della Casa bianca, Reince Priebus, l’ex presidente del Gop che di Spicer era stato sponsor, nonostante lo scetticismo di Trump.

ALLA FINE SPICER si era mostrato più che leale prendendo da subito posizioni implausibili pur di difendere il presidente: durante il suo primo incontro con la stampa, il giorno dopo l’insediamento di Trump, caratterizzato da una scarsissima affluenza di pubblico, aveva affermato categorico che quell’inaugurazione era stata «la più partecipata della storia, punto e basta».

LA GAFFE PIÙ SURREALE resta quella che ha visto Spicer affermare che «Hitler non ha mai usato armi chimiche contro il suo popolo come fa Assad», a difesa della decisione di Trump di bombardare la Siria. Già durante la transizione, Trump avrebbe voluto nominare Scaramucci, come direttore del suo ufficio di comunicazione con il pubblico, ma l’offerta era stata osteggiata da Priebus preoccupato per gli investimenti esteri di Scaramucci; ora, dopo mesi ad interim, Spicer si aspettava una nomina ufficiale.

Invece, visto il caos che regna nelle comunicazioni, soprattutto per quanto riguarda il Russiagate, la nomina è andata a Scaramucci, e questa deve essere stata la goccia fatale per Spicer che, nonostante le insistenze di Trump per farlo restare nel team dei portavoce e non lasciare in un momento tanto delicato con mezza famiglia implicata nel caso di collusione con Putin, ha deciso di abbandonare in toto la West Wing.