Il collaudo? «L’ha fatto il terremoto». Il commento di un volontario della protezione civile è un manifesto ambientale sulle inchieste che stanno partendo sul postsisma ad Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Perché di lavori fatti male e di edifici a rischio se ne parla spesso, gli archivi delle cronache locali sono pieni di denunce e segnalazioni, per lo più inascoltate o ridotte al livello di bega da consiglio comunale.

Ad Amatrice di operazioni di messa in sicurezza (o presunta tale) ne sono state fatte parecchie negli ultimi anni, soprattutto dopo i terremoti del 1997 e del 2009: nel mirino per ora ci sono 21 interventi effettuati a strutture pubbliche e private, per un totale di due milioni e mezzo di euro investiti nel tempo.

In queste ore le procure sono al lavoro sulla raccolta dei documenti, poi si procederà ad ascoltare le persone informate sui fatti, cioè gli amministratori e i tecnici, gente che poi potrebbe tranquillamente finire iscritta nel registro degli indagati. Il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ne è consapevole, ma non si scompone troppo, e commenta con il solito tono muscolare: «Mi indagheranno? Me ne frego! È un atto dovuto».

La procura di Rieti ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e il capo del pool di investigatori, Giuseppe Saieva già ieri ha fatto mettere i sigilli intorno alla scuola Capranica, all’ospedale di Amatrice e a varie costruzioni del comprensorio: tutto sotto sequestro giudiziario.

Qui la cronaca amministrativa si mischia in maniera forse fatale con quella giudiziaria. Tra Comune, Provincia e Regione sono anni che è in atto un rimpallo di responsabilità e competenze sui vari lavori e ognuno scarica il proprio barile sull’altro, a cascata. L’obiettivo della procura, comunque, è di capire come venissero stornati i soldi pubblici, operazione lunga dal momento che gli appalti si contano a decine, spezzettati nel tempo. Sul caso è al lavoro anche l’Anac di Raffaele Cantone, che vigilerà anche sulla ricostruzione.

Il Comune di Amatrice, intanto, ha deciso di muoversi: dopo aver annunciato la propria costituzione come parte civile a un eventuale processo, sempre ieri, ha provveduto a nominare due avvocati, Mario Cicchetti e Francesco Lettera, che come prima mossa hanno depositato alla cancelleria della procura un’istanza per chiedere l’incidente probatorio sulla scuola crollata, sulla quale si era intervenuti nel 2012 e che avrebbe dovuto essere oggetto di nuovi lavori da 270mila euro per «messa in sicurezza e prevenzione del rischio»: l’appalto era stato aggiudicato nel dicembre 2015 alla ditta Cricchi di Roma, ma al momento del terremoto i cantieri non erano stati ancora aperti. Accertamenti saranno fatti anche sul vicesindaco di Amatrice, Gianluca Carloni, il geometra che con il suo studio in passato si è occupato di decine interventi tra il suo paese e Accumoli.

Sul versante marchigiano, intanto, ci si sta concentrando sulle scuole crollate di Arquata (la media della frazione Borgo che ospitava 60 studenti, le elementari e la scuola materna, rispettivamente da 28 e 30 alunni) e sull’ospedale di Amandola, venuto giù in parte ed evacuato dopo la scossa. Inoltre il pm Umberto Monti attende tutta la documentazione relativa agli edifici civili in cui appare evidente che tetti di cemento armato sono stati poggiati su mura di pietra che non avrebbero potuto sorreggerli: occhi puntati sulle ditte che hanno eseguito i lavori e su chi li ha autorizzati.

Per quello che riguarda Arquata, la Regione Marche dal 2003 al 2016 ha stanziato una cifra superiore ai cinque milioni di euro per varie opere antisismiche: 400mila euro nel 2003 e nel 2004, 430mila euro nel 2006, 250mila euro nel 2007, 210mila euro nel 2008, 200mila euro nel 2008, fino a 70mila euro giusto quest’anno, più vari altri contributi di entità minore. Soldi che sarebbero dovuti finire in lavori di adeguamento e prevenzione antisismica, tra immobili pubblici e privati.

Ad Amandola, infine, sta nascendo una polemica pesante tra l’amministrazione comunale e la Regione: il sindaco Adolfo Marinangeli teme che da Ancona vogliano chiudere il presidio sanitario e sta facendo i salti mortali per evitarlo: prima ha provveduto a far aprire immediatamente un cantiere (già sabato scorso) e adesso sta spingendo perché tutti i macchinari restino al loro posto, anche quelli nelle zone a rischio crollo. «La posizione di Marinangeli è incomprensibile, ci sono tanti beni a serio rischio danneggiamento», dicono dalla Regione e i vigili del fuoco hanno confermato dopo un sopralluogo che, in effetti, la struttura è pericolante.