Abbattere i «canguri». Togliere dai lavori dell’aula del senato, che da mercoledì prossimo tornerà a occuparsi delle unioni civili, tutti gli emendamenti-trucco. Innnzitutto quello che nelle intenzioni del Pd dovevano servire a piegare la resistenza interna dei catto-dem, e che invece – dopo che i grillini hanno deciso di sfilarsi per ragioni di principio – ha paralizzato l’esame del disegno di legge Cirinnà. Ma non c’è solo l’emendamento-riassunto presentato dal renziano Marcucci, che se approvato avrebbe assorbito tutta la discussione sulla legge. Ci sono anche gli analoghi tentativi, in scala ridotta, di Lega e Forza Italia, presentati con l’intenzione di abbattere sul nascere il punto più contestato della Cirinnà, la stepchild adoption. Al punto in cui si è arrivati, la tentazione del presidente del senato Grasso è quella di fare piazza pulita degli emendamenti strumentali. Sono ormai un ostacolo.

«Sto valutando tutte le ipotesi e tutti gli scenari – ha detto ieri Grasso – potendo finalmente avere un fascicolo “umano” di soli 1.200 emendamenti al netto delle valutazioni di ammissibilità”. Il che significa che dopo quelle valutazioni gli emendamenti potrebbero persino dimezzarsi. Riportando il dibattito sulle unioni civili a una dimensione praticabile in aula: il calendario adesso propone due giorni (24 e 25 febbraio) di sedute-fiume. Togliere dal tavolo i «canguri» consentirebbe al Pd di far partire l’esame della legge e rimandare la resa dei conti al momento in cui saranno messe ai voti le proposte di modifica all’articolo 5, quello sulle stepchild adoption. La maggioranza dei democratici recupererebbe in questo modo tutti o quasi tutti i voti del M5S e si riporterebbe in posizione di vantaggio rispetto all’opposizione interna dei catto-dem.
D’altra parte, i senatori del Movimento 5 Stelle che hanno deciso di non votare l’emendamento Marcucci per una ragione di metodo – si tratta dello stesso trucco contestato quando fu usato per blindare la legge elettorale – hanno bisogno di segnare un punto per rispondere alle critiche piovute dal movimento Lgbt e da tutti i sostenitori della legge sulle unioni civili. L’abbattimento dei «canguri» sarebbe un loro successo. Già si segnalano inversioni di rotta, ieri sera la ministra delle riforme Maria Elena Boschi è sembrata deporre le armi con i grillini, proponendo un ragionamento semplice: «Sulle unioni civili è necessario trovare un punto d’incontro, le leggi si fanno se ci sono i numeri». Far sparire i «canguri» a questo punto aiuterebbe, ma come ci si può arrivare?

Il Pd non può tanto facilmente decidere di ritirare l’emendamento Marcucci. Non l’ha fatto mercoledì scorso durante la battaglia in aula, nemmeno dopo che la Lega aveva fatto il gesto di cestinare migliaia dei suoi emendamenti ostruzionistici. Non solo, il capogruppo Zanda e buona parte del partito al seguito hanno messo all’indice l’irresponsabilità grillina, colpevole di far cadere l’emendamento trappola mettendo così a rischio tutta la legge. D’altra parte, «spacchettare» l’emendamento Marcucci in tanti piccoli «cangurini» rischia di non risolvere i problemi, visto che il no dei 5 stelle è un no di principio, dovrebbe valere anche per il «canguro» frazionato. Il Pd dunque si aspetta che sia il presidente Grasso a toglierlo dall’impaccio.
La soluzione in mano al presidente del senato si presenta però contemporaneamente molto facile e difficilmente percorribile. Molto facile perché l’emendamento Marcucci è inammissibile semplicemente applicando il regolamento del senato, dov’è scritto che gli emendamenti devono avere una «reale portata modificativa», i riassunti non valgono. Al limite possono essere votati per ultimi, in sede di coordinamento formale del testo. Ma il problema è che poco più di un anno fa, lo stesso Grasso su pressione fortissima del Pd ha ammesso ai voti l’emendamento Esposito alla legge elettorale, concepito in maniera identica al Marcucci: un riassunto studiato per abbattere tutti gli emendamenti delle opposizioni all’Italicum. Il precedente imbarazza il presidente.