Carlotta Weibl, portavoce di Sea Eye, la Ong tedesca proprietaria della nave Alan Kurdi, stacca qualche minuto l’orecchio dal satellitare di servizio per rispondere alle domande del manifesto. Da oltre venti giorni è in collegamento costante con l’equipaggio e soprattutto con il capo missione Gorden Isler che ieri ha denunciato come «negli ultimi giorni 44 rifugiati sono morti nel bombardamento di un campo-profughi e quindi la Libia non è un posto sicuro per nessuno. La Alan Kurdi non riporterà i naufraghi nell’inferno libico che restituisce «racconti di torture, violenze sessuali, traffico di esseri umani e omicidi. E il fatto che...