Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto. Suona un po’ così l’iniziativa delle «lezioni ecologiche» portata avanti da un collettivo di insegnanti di scuole di ogni ordine e grado. Si sono tenute dal 18 al 23 marzo in 25 classi pilota dislocate su tutto il territorio nazionale al posto delle consuete lezioni curriculari. Si sono tenute dalle primarie alle superiori per dare inizio a un dialogo costante con alunne e alunni sulla crisi socio-ambientale, anticipando quella riforma dell’educazione ambientale a scuola auspicata da una lettera, per una riforma in chiave ecologica della scuola rivolta al Ministro dell’Istruzione, ai/alle dirigenti scolastici, ai/alle docenti, agli studenti e alle studentesse, ai genitori, all’intera società civile.

LA LETTERA, che è anche una petizione sottoscrivibile on line, è stata presentata pubblicamente al Liceo Socrate di Roma lo scorso 2 dicembre e ha visto fra i primi firmatari personalità del mondo dell’ecologia e della cultura quali Gianfranco Bologna, Federico Maria Butera, Renata Puleo, Lorenzo Fioramonti, Luca Mercalli e altri. Quello stesso giorno si è costituito il gruppo Alfabeti Ecologici che prende il nome dall’omonimo libro di Laura Marchetti (Alfabeti Ecologici – edizioni Progedit – 2012), già sottosegretario con delega all’Ambiente nel secondo governo Prodi (2007) e tra i promotori della lettera.

IL GRUPPO, COME SPIEGA FEDERICO CALO’ CARDUCCI che ne è il coordinatore, è partecipato da varie realtà: all’Associazione per la decrescita, da cui è partito un po’ tutto, si sono aggiunti i circoli Laudato si’, l’MCE (Movimento di Cooperazione Educativa), i Teachers for Future Italia, il movimento per la decrescita felice, l’associazione scuole per la Repubblica. L’ispirazione è arrivata dall’Università di Barcellona, che per prima ha deciso di imporre agli iscritti (oltre 60 mila ogni anno) un percorso formativo sui temi della crisi climatica e ambientale.

GLI ALFABETI ECOLOGICI VOGLIONO ANDARE OLTRE, estendendo il percorso a tutte le scuole di ogni ordine e grado, perché la riscrittura del rapporto fra essere umano e ambiente deve partire alle radici e attraversare tutto il percorso educativo. L’idea di base è quella di «decolonizzare» il pensiero da quell’antropocentrismo che sottomettendo ogni risorsa all’imperativo dell’avanzamento tecno-economico dell’umanità e trascurando la dignità degli esseri viventi non umani (e a volte anche quelli umani), compromette progressivamente la salute del pianeta e di chi la abita.

LA STRADA E’ QUELLA DI RECUPERARE il nostro posto non come vertice di una piramide ma come nodo di una rete. L’ecologia è lo studio di quell’intreccio di relazioni fra esseri viventi e ambiente che sostiene, diversifica, arricchisce il pianeta fin dalla sua nascita e ne ha consentito la sopravvivenza ai traumi più grandi, dagli impatti con meteoriti alle grandi estinzioni; una resilienza, è proprio il caso di usare questo termine abusato, che molto probabilmente permetterà di resistere anche alla forza devastante dell’antropocene. Ma a quale prezzo, soprattutto per le generazioni future?

LO SCOPO DI QUESTO GRUPPO DI INSEGNANTI è quello di passare dalla teoria alla pratica agendo su due piani: dall’alto, con una riforma delle Istituzioni, e dal basso, con azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, per far vedere concretamente cosa si deve fare e come si può fare. Il ruolo degli educatori è fondamentale per quella trasformazione culturale necessaria per ripristinare un rapporto più equilibrato fra essere umano e natura.

LE LEZIONI ECOLOGICHE NON SI VOGLIONO sostituire all’educazione ambientale o all’educazione civica. Sono pensate anch’esse in un’ottica «ecosistemica», ovvero transdisciplinare e dialogica, di rottura con la parcellizzazione dei saperi, che divisi in discipline rendono difficile una visione complessiva. «La revisione dell’intero impianto epistemologico delle discipline e il superamento della loro rigidità e settorializzazione in favore di un insegnamento sistemico che non può far distinzione rigida tra scienze umane e scienze dure è uno dei punti fondamentali delle richieste che la lettera rivolge al Ministero dell’Istruzione, mentre ai dirigenti scolatici e agli organi collegiali si chiede di avviare la costruzione di curricula di Istituto che abbiano come cornice di riferimento la crisi ecosociale in atto, con il contributo attivo di studenti e includendo le istanze di territori e movimenti.

GLI ALFABETI ECOLOGICI CONCRETIZZANO le richieste agli insegnanti proponendo di svolgere, al posto della normale lezione curriculare, prima una lezione analitica, che parta da una specifica tematica legata alla crisi ecologica e sociale in corso, indagandone le cause e le conseguenze, per poi arrivare a una lezione sistemica, ovvero un’attività di studio e ricerca, finalizzata a decostruire il paradigma antropocentrico che impregna anche i programmi scolastici e immaginare nuovi curricula più permeabili e interconnessi al fine di superare la compartimentazione delle materie. Fondamentale è coinvolgere alunne e alunni nella scelta dei temi e la loro modalità di presentazione, non contrapporre verità ed opinioni, dare spazio a domande e divagazioni. Si invita inoltre a informare tutti gli attori e le istituzioni scolastiche con una comunicazione previa e a coinvolgerli con la restituzione dell’esito dell’iniziativa, tramite i report che verranno realizzati per ogni lezione. E’ su quest’ultimo punto, il passaggio prima della lezione, che Federico Calò Carducci riferisce di aver trovato le maggiori difficoltà nel convincere gli insegnanti, molti dei quali già svolgono un lavoro simile nelle loro classi ma senza esporsi.

QUESTO PRIMO CICLO DI LEZIONI HA RAPPRESENTATO una fase sperimentale, di cui si avrà riscontro pubblico l’8 aprile, nel corso di una conferenza stampa presso la sala stampa della Camera dei deputati a Montecitorio che si terrà alle ore 10 a cura dei parlamentari delle commissioni Cultura e Ambiente che hanno accolto e apprezzato l’iniziativa. L’idea è quella di renderlo un appuntamento mensile: il prossimo sarà dal 15 al 19 aprile, nella settimana in cui in Italia e tutto il mondo non solo i FFF e gli ecologisti, ma una convergenza di movimenti sociali torneranno in piazza con il global strike del 19 e in concomitanza con la giornata della terra del 22 aprile.