Alessandra Todde ha superato Paolo Truzzu di 1600 voti. Ieri gli uffici elettorali circoscrizionali presso i tribunali sardi hanno terminato lo scrutinio delle 19 sezioni che domenica 25 febbraio non sono riuscite a spogliare tutte le schede riposte nelle urne.

Il risultato non è ancora ufficioso, ma i dubbi ormai sembrano ridotti allo zero.

Dopo lo spoglio delle sezioni mancanti Todde ha perso oltre mille voti rispetto ai 2654 che aveva in più su Truzzu nove giorni fa. Vantaggio minimo, ma vantaggio.

Ora manca solo la verifica dei verbali arrivati dai seggi: si controllerà la regolarità dei documenti e delle operazioni svolte. Poi tutto andrà all’ufficio centrale elettorale presso la Corte d’appello, che redigerà il verbale definitivo e proclamerà i 58 consiglieri, più il presidente.

Da quel momento in poi chiunque fosse interessato (anche un semplice cittadino) può presentare ricorso al Tar per verificare eventuali irregolarità nello spoglio delle schede. Potrebbe farlo il centrodestra, che però al momento appare se non rassegnato molto prudente: aspetta l’ufficialità per valutare il da farsi.

Todde quindi ce l’ha fatta, ma che il suo percorso futuro non sarà tutto rose e fiori lo si capisce dalla schermaglia tra 5S e Pd che ieri ha visto protagonisti il coordinatore regionale pentastellato Ettore Licheri e il segretario dem di Cagliari Jacopo Fiori. Motivo del contendere le imminenti elezioni comunali, fissate a Sassari e ad Alghero per maggio e a Cagliari per giugno, probabilmente in concomitanza con le europee.

La miccia l’ha accesa Licheri, che ieri in un’intervista all’Unione sarda, il quotidiano di Cagliari, ha detto: «Le primarie per la scelta dei candidati sindaci sono un metodo ipocrita, la politica si deve assumere la responsabilità delle scelte, come è successo con le regionali».

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Non c’è voluto molto tempo perché arrivasse la replica dei dem, affidata a Fiori, che su Facebook ha postato: «Mi preme ricordare al senatore Licheri che nel Pd le primarie sono un elemento costitutivo, previsto dallo statuto. Possiamo parlarne, possiamo fare tutte le valutazioni specifiche del caso, ma ci vogliono prudenza, ragionevolezza e rispetto delle differenze e della storia politica altrui. È gradito il dialogo, meno le lezioni, da qualsivoglia pulpito».

Per Cagliari, in realtà, un candidato è già sceso in campo. È Massimo Zedda, leader dei Progressisti, partito a sinistra del Pd che ha sostenuto Todde nella corsa elettorale. Zedda ha annunciato la sua candidatura circa un mese fa, pubblicamente nel corso di una conferenza stampa.

Ma anche il Pd avrebbe un suo candidato, il segretario regionale Piero Comandini. Entrambi correrebbero alla testa di una coalizione a trazione Pd-M5S come quella che ha vinto il 25 febbraio.

La scelta tra Zedda e Comandini potrebbe essere affidata alle primarie. Ma in questo caso bisognerebbe superare il veto pentastellato. Si ripeterebbe, insomma, la situazione già verificatasi per le regionali, con Zedda e Soru che chiedevano di scegliere il candidato di coalizione con le primarie e il no di Licheri che ha portato a preferire Todde come leader unitaria senza ricorrere ai gazebo.

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Todde è consapevole dei rischi di scollamento tra M5S e Pd. «Esistono – ha detto l’altro ieri su Raitre ospite di In mezz’ora – argomenti divisivi tra M5S e Pd. Uno è l’Ucraina. Bisogna confrontarsi sulle differenze e trovare la sintesi, consapevoli che insieme rappresentiamo valori democratici progressisti legati all’uguaglianza, all’etica sociale, al riportare la persona al centro».