Prima parlerà Elly Schlein, appena proclamata dalla commissione per il congresso nuova segretaria del Pd. Poi toccherà a Stefano Bonaccini, che sarà eletto presidente del partito dai circa 1000 componenti dell’assemblea. Tutto pronto alla Nuvola di Fuksas, Roma Eur, per l’assemblea di oggi che sancirà l’avvio ufficiale del Pd targato Schlein.

L’INCONTRO DI VENERDÌ sera tra la leader e il suo sfidante alle primarie ha risolto alcuni dei nodi sul tappeto, facendo sì che la giornata di oggi possa svolgersi all’insegno di un partito unito, almeno all’apparenza. Nei prossimi giorni, con la nomina della nuova segreteria e dei nuovi capigruppo, ci saranno altre scintille tra le due fazioni, ma oggi no.

«La forza della comunità, per le persone, per il pianeta», il titolo dell’evento che sarà aperto dai saluti di alcuni leader della sinistra europea, dal presidente del Pse Stefan Löfven, alla presidente del Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, Iratxe Garcia-Perez al segretario della Spd Lars Klingbeil. Schlein, nella sua relazione, ribadirà la linea con cui ha vinto il congresso.

«La sfida alla destra è lanciata su una linea chiara che passa dalla questione del lavoro buono e di qualità, la lotta a ogni forma di disuguaglianza, giustizia sociale e climatica», il filo rosso della relazione che toccherà anche il tema dei diritti civili, con il matrimonio egualitario e i diritti dei genitori lgbtqi+, in vista del parere che il Parlamento dovrà dare all’Ue e su cui la destra è contraria.

POI TOCCHERÀ A BONACCINI, che ieri ha riunito i suoi delegati (circa 260) e ha lanciato questo messaggio di pace: «Ci prepariamo a una giornata in cui voteremo insieme il presidente e la direzione. Un primo passo importante e significativo da fare insieme come segnale di unità del partito e di rafforzamento del posizionamento del Pd».

Bonaccini ha detto di aver accettato la presidenza a nome di tutto il gruppo che l’ha sostenuto, che ha ottenuto circa il 53% dei voti tra gli iscritti. E si è concentrato sulle prossime amministrative in cui «tutto il partito deve sentirsi mobilitato». «Dev’essere un impegno di tutti e non solo di chi ha vinto il congresso».

DELICATO IL NODO DELLA direzione, l’organismo di circa 120 persone che è il vero cuore del governo del partito. L’accordo tra Schlein e Bonaccini prevede che oggi sarà votato un listone unico, che comprende i componenti della maggioranza e della minoranza. Fino a ieri a tarda sera l’accordo sui nomi non c’era, ma l’obiettivo di tutti è arrivarci entro oggi alle 15, quando è previsto il voto in assemblea, per evitare plateali spaccature.

I numeri dell’assemblea non sono schiaccianti. Schlein ha 333 delegati, Bonaccini 267, Cuperlo 20. A questi si aggiungono circa 300 membri di diritto tra cui 100 parlamentari, segretari regionali e di federazioni, sindaci di capoluoghi, governatori. Tra questi ultimi (che hanno diritto di voto su tutto meno che sulla fiducia al segretario/a) la maggioranza ha sostenuto il governatore emiliano.

Questi numeri risicati spiegano anche le tensioni sulla composizione della direzione, che deve tenere conto di tutti i gruppi e le correnti che hanno sostenuto i due candidati alle primarie. E per questo ieri la maggioranza che ha sostenuto Schlein è rimasta in riunione al Nazareno fino a tarda sera. In contatto con gli sherpa della mozione Bonaccini.

Per questo erano ancora top secret i nomi dei due vicepresidenti e del tesoriere, che saranno votati oggi. Per il ruolo di chi amministrerà le casse del Pd è possibile una riconferma dell’uscente Walter Verini. Per i due vice è assai probabile che siano scelti tra i sostenitori di Schlein, con parità di genere.

LA SETTIMANA PROSSIMA si aprirà il tavolo per definire le caselle più importanti: la segreteria ei capigruppo. Per il Senato resta in pole position Francesco Boccia, per la Camera sarà un ballottaggio tra Peppe Provenzano e Chiara Gribaudo, entrambi di area maggioranza. La decisione di “accontentare” Bonaccini sulla presidenza ha spinto i sostenitori della segretaria a decidere di prendersi entrambi i gruppi parlamentari.

ANCORA IN FORSE L’ASSETTO della segreteria. Schlein la vorrebbe unitaria, dunque con dentro almeno due esponenti che hanno sostenuto Bonaccini. Ma la corrente Base riformista di Lorenzo Guerini frena, e non vuole compromettersi troppo sulla nuova gestione. Possibile che in quota al governatore entri in squadra Pina Picierno, che era stata designata come vicesegretaria in caso di vittoria di Bonaccini. Ma nessuno si sbilancia in previsioni. Chi conosce Schlein sa che ogni decisione sarà esaminata con cura certosina.