Da ieri il piano sfasciacoste della giunta Solinas è legge. A scrutinio segreto e per soli tre voti (quindi con il voto contrario di molti franchi tiratori dai banchi della maggioranza di centrodestra) in consiglio regionale è passata la norma intrusa, introdotta nel collegato alla legge finanziaria regionale attualmente in discussione in aula, che rende possibile aumentare la volumetria degli alberghi di lusso nella fascia costiera protetta dei 300 metri. Nuovi eventuali hotel a cinque stelle potranno ottenere un incremento volumetrico del 25 per cento, mentre quelli già esistenti del 15 per cento, ma senza aumento dei posti letto. Approvato dal consiglio anche il riuso a fini abitativi dei sottotetti, dei piani seminterrati, dei piani terra e dei piani pilotis. Il tutto mentre per fine settembre l’esecutivo a trazione leghista annuncia una legge che prevede lo smantellamento di fatto del Piano paesaggistico regionale (Ppr), che dal 2006 protegge le coste dall’assalto dei cementificatori.

DURE LE REAZIONI delle opposizioni e dell’universo ambientalista. «Le norme approvate dal consiglio regionale – dice Francesca Ghirra, deputata di Alleanza Verdi-Sinistra – preludono allo stravolgimento del Piano paesaggistico regionale, impresa che è già tentata in passato e che la Corte Costituzionale, bloccandola, ha definito “palese strumento di eversione del quadro delle competenze in materia di tutela paesaggistica”. Vengono ora consentite nuove volumetrie in aree tutelate col pretesto di migliorare la qualità architettonica degli edifici attraverso demolizioni e ricostruzioni, la riduzione dei vincoli nelle aree intorno agli stagni, delle zone di tutela dei beni archeologici e storici, con una attenuazione delle limitazioni previste nella fascia costiera e nelle zone agricole». «L’assessore all’urbanistica Salaris – prosegue Ghirra – dice che queste misure daranno risposte a un turismo internazionale da cui siamo tagliati fuori per mancanza di adeguate strutture ricettive. Io credo, invece, che sia solo l’ennesimo tentativo di consentire vantaggi a pochi potenti a scapito del nostro patrimonio più prezioso: il nostro territorio, caratterizzato da un ambiente e un paesaggio unici».

La deputata di Asv ha presentato un’interrogazione ai ministri della cultura e dell’ambiente «per capire se intendano impugnare queste disposizioni scellerate e come si vogliano pronunciare sulle modifiche al Ppr promosse dalla Regione Sardegna, in totale antitesi rispetto a tutte le pronunce che ci sono state sino a ora per garantire la tutela dello straordinario patrimonio ambientale e paesaggistico della Sardegna».

CONTRO LE NORME approvate ieri dal consiglio regionale, ma soprattutto contro l’annunciato smantellamento del Ppr, si pronuncia anche Italia nostra. «Periodicamente – commenta il presidente regionale Graziano Bullegas – si ripropone la questione del Piano paesaggistico. Solinas dice che, passati che 17 anni dall’approvazione, bisogna rivederlo e renderlo più adatto ai tempi. Noi siamo invece convinti che il Ppr goda di ottima salute e riteniamo che l’unica revisione possibile sia semmai quella di operare perché le importanti tutele che garantiscono la fascia costiera dell’isola vengano ampliate all’intero territorio regionale».

«A soli sei mesi dalle prossime elezioni regionali del febbraio 2024, – aggiunge Stefano Deliperi, portavoce dell’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico – Solinas prova a mettere mano alla disciplina del Piano paesaggistico regionale. È vero, lo stesso Codice Urbani prevede aggiornamenti periodici, ma ogni eventuale modifica deve avvenire in sede di copianificazione con gli organi del ministero della cultura, la Regione Sardegna non può fare da sola. Soprattutto, in questi ultimi scampoli di una legislatura regionale penosamente inefficiente e inefficace in ogni campo, difficilmente la giunta guidata da Solinas riuscirà a combinare qualcosa. Un procedimento di revisione del Ppr prevede procedure impossibili da svolgere nel chiuso di qualche stanza riservata. Al massimo si potrà provare a vendere quale chilo di fumo a fini elettoralistici, ma nulla di più».

«LA PIANIFICAZIONE urbanistica – dice infine Antonio Canu, di Wwf Italia – è la cartina tornasole sulle reali intenzioni di chi governa rispetto alla gestione del patrimonio naturale e paesaggistico. Il problema è che spesso vengono fatte scelte che possono avere ripercussioni nel tempo, anche evidenti. Scelte che in molti casi sono dovute a esigenze politiche, economiche, anche di convenienza del momento e non da una visione del futuro. Bisogna dire no a decisioni che replicano errori già fatti nel passato».