Con un importante decreto destinato a fare storia, il Tribunale di Belluno ha nominato Giorgio D’Incà amministratore di sostegno di sua figlia Samantha, trentenne ridotta in stato vegetativo irreversibile dal 4 dicembre 2020 a causa di un’infezione contratta in ospedale in seguito ad un’operazione chirurgica per la frattura di un femore.

Come già avvenne per Eluana Englaro, il signor D’Incà ha condotto una dura battaglia, insieme a sua moglie Genzianella e al fratello gemello di «Samy», per vedere riconosciute le volontà – mai scritte in testamento biologico – della giovane figlia che si era sempre detta contraria a qualsiasi accanimento terapeutico se le fosse capitato qualcosa di simile a quello che poi, sfortunatamente, le è toccato in sorte. Davanti ai magistrati e al comitato etico hanno testimoniato molte persone vicine a Samantha, permettendo così al giudice tutelare Umberto Giacomelli di ricostruire le convinzioni della giovane riguardo la propria morte.

Giorgio D’Incà ha ribadito che, quando i medici decideranno che non c’è più nessun altro tentativo possibile per la guarigione di Samantha, sarà lui stesso a chiedere di sospendere ogni trattamento vitale (secondo il provvedimento del tribunale, il padre non può ottenere il distacco dalle macchine che consentono a sua figlia l’alimentazione e l’idratazione forzata, ma può disporre di non proseguire con i trattamenti terapeutici) e a procedere con la sedazione profonda.

«Da oggi avrò la possibilità di autorizzare o meno i trattamenti che i medici mi proporranno, in un senso o nell’altro», ha detto ieri D’Incà spiegando che ha preferito caricarsi egli stesso di questo terribile fardello, lasciando sua moglie libera da eventuali futuri sensi di colpa. La prossima settimana è prevista una riunione con i sanitari e con il comitato etico della Rsa dove è ricoverata Samantha. Comitato che, secondo il signor Giorgio, avrebbe già considerato «l’alimentazione forzata una forma di accanimento terapeutico». Della stessa idea anche il comitato etico dell’Usl di Belluno che avrebbe già parlato di «desistenza dal trattamento di nutrizione artificiale».