Se ne parla da settimane, piovono annunci spesso contradditori sulle cifre della prossima manovra, ma in realtà la vera partita comincerà soltanto oggi. Ad aprire le danze sarà la riunione della Lega, dove verranno messe sul tavolo proposte e richieste del Carroccio. Un primo e certamente ancora interlocutorio momento della verità è previsto per domani, con un vertice tra Conte, i due vicepremier e il ministro dell’Economia Tria al quale quasi certamente sarà presente anche il ministro per gli Affari europei Savona. Proprio lui, ieri, ha chiesto di «pazientare ancora un paio di giorni», indicando così che dal vertice di domani qualcosa di più preciso potrebbe emergere.

La vigilia è stata segnata da due segnali positivi. Il primo è una frase lasciata cadere dal ministro degli Interni Salvini, mentre lasciava la riunione del consiglio dei ministri: «Sarà una manovra rispettosa di tutte le regole, che farà pagare meno tasse agli italiani». E’ una frase per molti versi ambigua che tuttavia dovrebbe sgombrare il campo almeno dall’ipotesi più deflagrante, quella di una Nota aggiuntiva al Def con la previsione dello sforamento del tetto del 3% nel rapporto deficit Pil. Ne avevano parlato sia Di Maio che Giorgetti, con tanta insistenza da autorizzare il dubbio che non si trattasse solo di una pistola piazzata sul tavolo per potenziare la propria forza contrattuale nella trattativa. Di certo una trattativa discreta con la Ue è in corso e probabilmente fa parte del pacchetto anche la possibilità indicata da Giorgetti, che peraltro è forse l’esponente del governo considerato più affidabile dalla Ue e in particolare dal presidente della Bce Draghi: quella cioè di applicare la flessibilità agli investimenti per la messa in sicurezza del Paese.

L’aspetto sibillino della promessa di Salvini sta nella differenza, indicata la sera prima dal medesimo vicepremier leghista, tra «sforare» e «sfiorare». E’ infatti vero che portare il rapporto deficit/Pil al 2,9% significherebbe non sforare formalmente il famigerato «tetto» ma equivarrebbe a infrangere tutti gli impegni sulla riduzione del deficit strutturale e del debito. L’effetto sarebbe di fatto altrettanto esplosivo. In ogni caso, l’esclusione dello sforamento da parte del ringhioso leghista è stato accolto con un sospiro di sollievo.

Il secondo segnale distensivo è arrivato proprio dai temuti «mercati». Il colpo dell’outlook negativo di Fitch è stato assorbito bene. La borsa è salita. Lo spread, pur sempre alto, è sceso ben al di sotto dei 290 punti, attestandosi dopo un po’ di oscillazioni a 285. Segno che le rassicurazione mitragliate una dopo l’altra da Tria nel week-end hanno funzionato e che i mercati, come le agenzie che hanno spostato alla fine di ottobre il loro verdetto, prima Moody’s, pochi giorni dopo Standard & Poor, aspettano il testo della legge di bilancio prima di pronunciarsi. I problemi sono peraltro tutti appuntati su questo punto: cosa inserire nella legge. L’Italia chiederà flessibilità per i 12,5 mld necessari a sterilizzare l’aumento dell’Iva. Probabilmente la otterrà e potrà evitare l’aumento ricorrendo al deficit. A quel punto però avrà raggiunto il confine tollerabile secondo Bruxelles e anzi avrà superato quel limite dell’1,3% che il commissario Moscovici aveva definito pochi giorni fa «non un target ma un tetto».
Il giallo sarà svelato solo il 27 settembre, data fissata per la presentazione della Nota aggiuntiva.

La presentazione all’Europa della manovra arriverà invece il 15 ottobre. In teoria una anticipazione della Nota sarebbe certamente utile per tranquillizzare i mercati, e per questo Fi la reclama a gran voce. Ma Tria non intende anticipare nulla, soprattutto perché vuole aspettare i dati dell’Istat sullo stato dei conti, che arriveranno il 21 settembre. Ma al di là delle cifre e delle percentuali, è certo che almeno qualche passo sulla via del reddito di cittadinanza M5S dovrà imporlo. I sondaggi più recenti, che segnalano una ulteriore crescita della Lega sino al 32% e un calo al 28% dei 5S, lo impongono. Altrettanto impensabile che il Carroccio eviti di impuntarsi su una mossa parallela sul fronte del fisco. Per risolvere il rebus Tria ha poco più di tre settimane.