Nato già come un vertice ristretto a pochi Paesi, il G6 dei ministri degli Interni che si è chiuso ieri a Lione è stato ulteriormente ridimensionato dall’assenza dei rappresentanti di Francia e Germania. Assenze giustificate visto che il primo, Gerard Collomb, è dimissionario e il secondo, Horst Seehofer, è impegnato in una difficile campagna elettorale in Baviera che si chiuderà con il voto di domenica.

In mancanza di forti oppositori, per Matteo Salvini è stato facile rubare la scena. E il titolare del Viminale non si è fatto pregare: «Eravamo considerati dei razzisti, ora siamo un modello per l’Unione europea», dice al termine dell’incontro facendo riferimento al giro di vite sui migranti imposto dal governo giallo verde. E ancora: «I ministri hanno ripetuto che i migranti economici non possono essere accolti condividendo la posizione italiana. In Europa si arriva seguendo le regole», ribadisce Salvini dimenticando che il primo a distinguere tra economici e rifugiati fu Emmanuel Macron, lo stesso presidente francese con il quale battibecca ormai da mesi.

Se l’Europa apprezzi davvero la politica italiana come dice il ministro leghista oppure no lo si vedrà tra pochi giorni, quando si terrà il Consiglio europeo fissato per il 18 ottobre. Nel frattempo, per una volta Salvini può fare la parte del buono annunciando l’imminente arrivo in Italia di un numero imprecisati di profughi: «Sto lavorando per riaprire corridoi umanitari che possano riportare in Italia, in aereo non in barcone, già in questo mese decine di donne e bambini in fuga dalla guerra», spiega. «Sto lavorando con alcune comunità cattoliche e conto entro ottobre di andare ad accogliere le prime donne e i primi bambini che arrivano a Fiumicino».

Di più il ministro non si sbilancia, ma gli unici che da tre anni in Italia organizzano corridoi umanitari dal Libano (che quindi non vanno «riaperti» come dice Salvini) sono la comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle chiese evangeliche e i valdesi, che negano di essere mai state contattati dal Viminale. A questa esperienza – che ha permesso l’arrivo in Italia di 1.000 persone nel primo biennio – se ne è aggiunta un’altra organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Cei per portare in Italia profughi dall’Etiopia. Più probabile, quindi, che il corridoio umanitario di cui parla Salvini sia un’evacuazione dalla Libia come quella messa in atto a dicembre del 2017 dall’allora ministro Minniti insieme alla Cei e all’Unhcr, e che permise l’arrivo a Fiumicino di 162 profughi. Il tutto anche in vista della conferenza internazionale sulla Libia prevista per novembre a Palermo.

Intanto c’è stata la prima applicazione delle nuove disposizioni previste dal decreto sicurezza. A farne le spese è un richiedente asilo di 26 anni originario del Gambia e arrestato durante la rivolta avvenuta il 5 ottobre scorso a Foggia nel corso di un’operazione contro il caporalato. L’uomo è accusato di aggressione a pubblico ufficiale per aver tentato di investire con un’auto due agenti che gli avevano intimato l’alt. In passato aveva ottenuto la protezione umanitaria grazie a un ricorso alla magistratura ed era in attesa che la Commissione territoriale di Foggia riesaminasse il suo caso. Cosa che, sulla base di quanto previsto dal decreto, è già avvenuta con procedura d’urgenza. Ora rischia di essere espulso nel caso la Commissione dovesse respingere la sua richiesta di asilo, non prima però che dal Gambia arrivi il via libera al trasferimento.