ISalvini nega l’approdo ad una nave italiana e per la prima volta Toninelli decide di aprire i porti nonostante la decisione contraria del collega di governo. Sui migranti è di nuovo crisi tra Lega e M5S. Questa volta ad accendere lo scontro sono i 66 migranti tratti in salvo domenica dal rimorchiatore italiano Vos Thalassa e che avevano tentato un presunto ammutinamento alla vista di una motovedetta libica che si stava avvicinando alla nave. La situazione si è risolta solo quando, dopo aver ricevuto la richiesta di aiuto da parte del comandante del rimorchiatore, la nave Diciotti della Guardia costiera italiana si è avvicinata e ha preso a bordo i migranti.

Superata positivamente e senza danni per nessuno l’emergenza in mare, si è però aperto lo scontro politico. Toninelli – dal quale la Guardia costiera dipende – decide di far sbarcare i migranti in modo anche di permettere l’apertura di un’inchiesta su quanto avvenuto a bordo del rimorchiatore. Dal Viminale però, che lunedì sera aveva annunciato di non voler far approdare la Vos Thalassa, per tutto il giorno non arriva nessuna indicazione sul porto prescelto nonostante la cosa riguardi ormai la Diciotti e non più il rimorchiatore. E niente arriva fino a ieri sera, quando la Diciotti si trovava ornai a poche miglia dalle coste italiane.

Per ore tra Toninelli e Salvini va avanti uno scontro silenzioso ma palpabile, che si materializza nella riunione convocato dal premier Conte a palazzo Chigi per discutere del vertice dei ministri degli Interni che si apre domani a Innsbrick ma dalla quale, guarda caso, manca proprio il titolare del Viminale. «Ci siamo chiariti», prova a gettare acqua sul fuoco Toninelli all’uscita da Palazzo Chigi. «Salvini pensava che fossimo di fronte all’ennesimo salvataggio, io gli ho spiegato che era un intervento di ordine pubblico perché c’erano state delle minaccia di morte all’equipaggio» della nave battente il tricolore. Chiarimento o no, la situazione non cambia.

Non è la prima volta che il rimorchiatore Vos Thalassa – che presta servizio alla piattaforme petrolifere che si trovano ai limiti delle acque internazionali, interviene in soccorso di barconi in difficoltà, ma in passato tutto è sempre filato liscio anche perché nel Mediterraneo non c’erano ancora le motovedette di Tripoli e perché nessuno minacciava di chiudere i porti alle navi che prestavano soccorso ai migranti come avviene oggi. Domenica scorsa il Von Thalassa ha avvistato un barchino in procinto di affondare in acque internazionali.

A comporre il gruppo di 66 migranti tra i quali anche tre donne e sei bambini. A determinare l’ammunitamento è stata molto probabilmente la paura di essere riportati dalla Guardia costiera libica nei campi di detenzione del Paese nordafricano, paura che ha portato il gruppo di migranti a minacciare l’equipaggio della Vos Thalassa. In serata un ghanese e un sudanese sono stati individuati come due tra gli autori della rivolta.«In quali di questi paesi c’è guerra?», ha chiesto ieri Salvini polemizzando sulla nazionalità delle persone tratte in salvo.