La strategia Matteo Salvini l’ha definita con Giulia Bongiorno nella hall dell’hotel delle Palme, alla fine di una giornata segnata da riunioni politiche con i suoi. L’avvocato ieri sera dopo la cena gli ha ribadito la linea difensiva che intende perseguire nel processo che si apre oggi nell’aula bunker del carcere Pagliarelli.

L’ex ministro degli Interni è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso della Open Arms, la ong spagnola che salvò due anni fa 147 migranti e che rimase al largo di Lampedusa per giorni perché il titolare del dicastero non autorizzò l’approdo sicuro. Per la Procura di Palermo, che ha portato al processo il leader della Lega, Salvini «provocava l’illegittima privazione della libertà personale dei predetti migranti, costringendoli a rimanere a bordo della nave per un tempo giuridicamente apprezzabile, precisamente, dalla notte tra il 14 e il 15 agosto 2019 sino al 18 agosto 2019, quanto ai soggetti minorenni, e per tutti gli altri sino al 20 agosto 2019, data in cui, per effetto dell’intervenuto sequestro della nave, disposto dalla procura di Agrigento, venivano evacuate tutte le persone a bordo».

Per il Tribunale dei ministri e per il gip la contestazione cella Procura è fondata. Ecco perché il capo del Carroccio, davanti alla seconda sezione del Tribunale, oggi siederà nell’aula bunker da imputato. Un processo che si preannuncia movimentato. Tanti i teste che si presenteranno davanti ai giudici: dall’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte al ministro egli Esteri Luigi Di Maio, dall’ex ministro Danilo Toninelli alla titolare del Viminale Luciana Lamorgese. La tesi che sosterrà l’avvocato Bongiorno è che la decisione di Salvini di impedire l’attracco sarebbe stata concordata con l’ex premier e l’intero esecutivo. E farà leva sulla sentenza, emessa nel maggio scorso dal gup di Catania Nunzio Sarpietro, che ha assolto Salvini, indagato sempre per sequestro di persona, per aver bloccato, a luglio di due anni fa, 131 migranti sulla nave della Guardia costiera Gregoretti, nel porto di Augusta. L’accusa è condotta Dal procuratore aggiunto Marzia Sabella, dai pm Geri Ferrara e Giorgia Righi. Venticinque le parti civili, tra cui Arci Sicilia, Mediterranea saving humans, l’associazione giuristi democratici. Ironico Salvini: «Open Arms vuol citare l’attore Richard Gere, spero che il processo non diventi un festival del cinema».

L’udienza di oggi sarà dedicata all’ammissione delle liste testi di accusa e difesa e alle produzioni. Nell’agosto del 2019 la ong catalana soccorse decine di migranti in mare e chiese l’assegnazione di un porto sicuro. Da Roma arrivò il no del Viminale. Salvini dispose il divieto di ingresso, transito e sosta nella acque territoriali italiane. Con lui firmarono anche i ministri alle Infrastrutture e alla Difesa di allora, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. Cominciò un braccio di ferro tra governo e ong. La nave era a poche miglia da Lampedusa, la situazione a bordo si era fatta esplosiva: i profughi erano in condizioni di grave disagio psichico e fisico. Il 13 agosto i legali della Open Arms presentarono un ricorso al Tar del Lazio, contestando il divieto firmato dai tre ministri italiani per «violazione delle norme di diritto internazionale del mare in materia di soccorso».

Il Tar diede loro ragione, sostenendo che a bordo la situazione fosse di eccezionale gravità e che la nave poteva entrare nelle acque territoriali italiane. Una decisione che fece emergere una spaccatura nell’esecutivo con Salviniche restò sulle sue posizioni e Trenta e Toninelli che non firmarono il nuovo divieto di ingresso. La ong intanto chiese l’assegnazione del porto sicuro anche a Malta e alla Spagna che acconsentirono, ma le condizioni dei profughi imposero una soluzione rapida.

A sbloccare lo stallo fu la Procura di Agrigento che dopo una ispezione con uno staff di medici, il 20 agosto, sequestrò la nave e fece sbarcare tutti. Per i pm, Salvini avrebbe illegittimamente trattenuto a bordo i migranti. Non si sarebbe trattato dunque di un atto politico del Governo, come sostiene il leader della Lega, ma di una precisa scelta del Viminale.