Sono sempre più aspri i rapporti tra Algeria e Marocco dopo la decisione, lo scorso 24 agosto, da parte di Algeri di «interrompere le relazioni diplomatiche e di aumentare i controlli ai confini (chiusi dal 1994, ndr)», a causa «delle continue azioni ostili di Rabat contro il paese», come dichiarato in conferenza stampa dal ministro degli esteri algerino, Ramtane Lamamra. L’ultimo atto della crisi diplomatica tra i due paese risale a ieri con la decisione unilaterale da parte dell’Algeria di «chiudere il proprio spazio aereo a tutti i velivoli civili e militari marocchini».

Provvedimento che si aggiunge a quello dello scorso mese di fermare il gasdotto Meg, che passa dal Marocco, per fornire gas alla Spagna esclusivamente attraverso un altro gasdotto, il Medgaz, che collega via mare l’Algeria alla città spagnola di Almeria.

In una nota ufficiale il governo algerino ha ricordato al Marocco i suoi numerosi «atti ostili», mettendo in evidenza le dichiarazioni del presidente della repubblica, Abdelmadjid Tebboune, riguardo «la mancanza di risposte e chiarimenti da parte del re Mohammed VI o di altre istituzioni marocchine alle richieste algerine».

La nota si sofferma su due «provocazioni» marocchine. La prima è il tentativo di trascinare l’Algeria in un aperto conflitto con Israele. La scorsa settimana durante la 48a sessione del Consiglio dei diritti umani (Cdh), il rappresentante del Marocco presso le Nazioni unite a Ginevra, Omar Zniber, ha parlato della presenza di elementi di Hezbollah libanesi nei campi profughi saharawi di Tindouf, riportando alla luce una vecchia accusa contro l’Algeria, e ha affermato che «Hezbollah, grazie alla complicità di Algeri, fornisce armamenti con una capacità di destabilizzazione e di attacco alle popolazioni civili».

Accusa etichettata dall’inviato algerino incaricato della questione del Sahara occidentale e dei paesi del Maghreb, Amar Belani, come una «favola grottesca» che si aggiunge alle false accuse formulate dalla diplomazia israeliana riguardo «alla sua posizione di sostegno all’Iran».

Il riferimento è legato alle dichiarazioni dello scorso 12 agosto da parte del ministro degli esteri israeliano, Yaïr Lapid, che in un incontro bilaterale a Rabat con il suo omologo marocchino, Nasser Bourita, aveva espresso le sue preoccupazioni «per il ruolo svolto dall’Algeria nella regione, il suo riavvicinamento con l’Iran e la sua campagna contro l’ammissione di Israele come membro osservatore nell’Unione Africana».

L’altro «casus belli» è la richiesta da parte di Omar Hilale, rappresentante marocchino all’Onu, relativa «alla divisione dell’Algeria», invocando «l’autodeterminazione del valoroso popolo cabilo». Molto probabilmente una provocazione da parte di Rabat contro la posizione algerina riguardo alla questione del Sahara occidentale e al sostegno di Algeri nei confronti del Fronte Polisario, legittimo rappresentante della popolazione saharawi.

In una dichiarazione ufficiale sul quotidiano algerino Tsa il ministro degli esteri algerino ha evidenziato che «al contrario di quanto sancito dalle risoluzioni Onu sull’illegittima occupazione del Sahara occidentale da parte del Marocco», Rabat sostiene in maniera «forte e comprovata il Movimento per l’autodeterminazione della Cabilia (Mak)». Organizzazione con sede all’estero classificata come «terrorista» dalle autorità algerine e principale accusata degli incendi di quest’estate che hanno causato la morte di almeno 90 civili.

Il sostegno all’autodeterminazione della Cabilia è stato «la goccia che ha fatto traboccare il vaso», ha dichiarato Lamamra, dopo la divulgazione, lo scorso luglio, del caso di spionaggio relativo a Pegasus, «un sistema di controllo utilizzato dai servizi segreti marocchini per “monitorare” i contatti di numerosi giornalisti e politici algerini».