Domusnovas ha poco più di cinquemila abitanti. Un piccolo paese ai piedi del massiccio di Punta San Michele, nel Sulcis, Sardegna sud occidentale. Una zona, sin da tempi antichissimi, di miniere di carbone. Oggi, chiuse le gallerie quando si è capito che estrarre da queste colline non era più economicamente conveniente, c’è il polo dell’alluminio e dello zinco, in crisi profonda. Le aziende – Sider Alloys, Eurallumina e Portovesme srl – che faticano a tenere aperti gli stabilimenti, gli operai che salgono a sessanta metri di altezza sui fumaioli per scongiurare cassa integrazione e licenziamenti.
A DOMUSNOVAS però non c’è crisi. Grazie alle armi e alle guerre. Qui uno stabilimento della Rwm Italia, controllata della multinazionale tedesca degli armamenti Rheinmetall, impiega 400 addetti e produce a pieno ritmo munizioni: bombe per aerei da combattimento e proiettili per cannoni semoventi e per carri armati. Da qui arriva attualmente il principale apporto di materiale bellico dell’Italia all’esercito ucraino. Al momento la fabbrica ha commesse per 23mila proiettili: pezzi da 155 millimetri per i cannoni semoventi, essenziali per l’artiglieria da campo, e pezzi da 120 millimetri per i tank Leopard 2, forniti a Zelensky dal governo di Berlino. Da Domusnovas partono anche i carichi di bombe per i caccia che i sauditi e gli Emirati arabi utilizzano contro i ribelli Huti e contro la popolazione inerme nella guerra in Yemen, anche se al momento, dopo il blocco alle esportazioni decretato a suo tempo dal governo Conte, i contratti sono in via di ridefinizione con l’esecutivo a guida FdI.
NEL SUO ULTIMO bilancio (2022) Rwm Italia dichiara di avere ordini per 509 milioni di euro. Lo scorso anno l’azienda ha stipulato un accordo con il gruppo israeliano UVision Air Ltd per la produzione di droni-killer (Loitering Munitions), accordo che prevede anche la promozione commerciale in area Ue di questi ordigni micidiali, il trasferimento di tecnologia militare israeliana e attività di ricerca per mettere a punto testate da guerra a più elevata letalità. Una linea di produzione di droni killer è stata già avviata nello stabilimento in Sardegna, da Domusnovas e Kiev.
IERI IL PARLAMENTO Ue ha approvato l’Act in support of ammunition production (Asap), che prevede un fondo di 500 milioni di euro dal bilancio comunitario per il co-finanziamento dei progetti industriali nazionali per le munizioni e apre la strada alla possibilità di usare parte dei fondi del Pnrr per sostenere la produzione. Il piano contribuirà ad aumentare le consegne di armi da artiglieria all’Ucraina. I manager di Rwm Italia sperano molto nell’Asap. Ci sperano per aumentare, anzi per raddoppiare, la produzione. Hanno metà dei loro impianti chiusi. Li hanno costruiti quattro anni fa, ma non hanno mai potuto utilizzarli. Loro dicono di essere stati bloccati da impedimenti burocratici e ora contano che il provvedimento europeo li liberi dai lacci e renda possibile aprire, finalmente, la parte nuova dello stabilimento, mai divenuta operativa. Il fatto però è che non sono generici ostacoli burocratici ad avere fermato l’ampliamento e quindi la crescita della produzione. Sono tre distinte iniziative della magistratura, sia amministrativa sia penale.
Proviamo a ricostruirla, la storia. Con una sentenza di poche settimane fa il Tar della Sardegna ha confermato il blocco dei nuovi reparti. Confermato, perché già il Consiglio di Stato, nel novembre del 2021, aveva detto “no” all’apertura degli impianti.
La redazione consiglia:
Unione europea, approvato il piano «Asap» per produrre munizioniACCOGLIENDO il ricorso presentato da diverse associazioni (Italia nostra, Usb, Comitato per la riconversione della Rwm, Cagliari social Forum) i giudici di Palazzo Spada avevano infatti stabilito che l’ampliamento della fabbrica di Domusnovas era illegittimo, perché nella procedura di autorizzazione seguita dagli uffici tecnici del comune di Iglesias (competente per territorio) non era stata prevista la valutazione di impatto ambientale (Via), che invece la legge prescrive come obbligatoria. Ma i manager Rwm Italia non si sono dati per vinti e contro la sentenza del Consiglio di Stato si sono appellati al Tar della Sardegna. Che però in una sentenza dello scorso 22 giugno ha ripetuto che senza Via i nuovi reparti non possono essere aperti. «Il danno lamentato da Rwm Italia – si legge nel dispositivo firmato dai giudici – è di natura strettamente economica e non può assumere carattere recessivo rispetto agli interessi pubblici sottesi alla vicenda in esame».
MA RWM ITALIA i guai non ce li ha solo con il Consiglio di Stato e con il Tar. Ce li ha anche con la procura della Repubblica di Cagliari, che per il raddoppio della fabbrica di Domusnovas ha rinviato a giudizio, per abuso edilizio, sia i vertici di Rwm Italia sia i funzionari del comune di Iglesias che all’azienda del gruppo Rheimetall avevano concesso le autorizzazioni. Il processo è cominciato lo scorso 19 giugno. Di fronte a questo quadro giudiziario, con un procedimento penale in corso, sembra difficile che dall’approvazione dell’Act in support of ammunition production Rwm Italia possa ricavare granché.