Mentre il vulcano Cumbre Vieja non smette di vomitare lava sull’isola di La Palma, continuano i viaggi dei disperati che lasciano le coste dell’Africa occidentale tentando di raggiungere l’arcipelago spagnolo delle Canarie. Soltanto negli ultimi tre giorni lungo la pericolosissima rotta migratoria atlantica si sono registrati 62 morti.

Venerdì scorso l’attivista e ricercatrice Helena Maleno, fondatrice dell’Ong Caminando Fronteras che monitora gli attraversamenti di quel tratto di oceano e riceve chiamate dalle persone in viaggio e dai familiari, ha diffuso la notizia della morte di 57 persone in seguito al naufragio del barcone su cui viaggiavano. Tra loro 28 donne, 17 uomini e 12 bambini. Meno di un’ora dopo il capo missione dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Mauritana Seydou Boubacar ha scritto su Twitter che un’altra imbarcazione partita dal Senegal era naufragata al largo della Mauritania: 34 migranti salvati, 2 morti e 2 dispersi. Giovedì, invece, il soccorso marittimo spagnolo ha tratto in salvo al largo di Gran Canaria 49 persone. A bordo anche un cadavere.

Tra l’1 gennaio e il 14 settembre di quest’anno sono entrati in Spagna 24.077 migranti (+53,5% rispetto al 2020). Di questi 11.060 sono sbarcati alle Canarie facendo registrare un +117,3% rispetto ai 5.090 dell’anno precedente (dati: ministero dell’Interno di Madrid). Più che i numeri degli sbarchi, però, spaventano quelli dei morti: 2.087 solo nei primi sei mesi dell’anno secondo i calcoli di Caminando fronteras.