La Abc cancella la sit-com Roseanne, interpretata da Roseanne Barr, nota per le sue posizioni filotrumpiane. Malandrino il tweet che l’attrice americana ha spedito nella giornata di ieri contro l’ex consigliera di Barack Obama Valerie Jarrett, di origini iraniane, scritto in risposta a un utente del social network che accusava Jarrett di aver coperto i «crimini» dell’amministrazione Obama. «I fratelli musulmani e Il pianeta delle scimmie hanno avuto una figlia: Valerie Jarrett», ha scritto Barr, rincarando la dose subito dopo con chi la accusava di razzismo: «L’Islam non è una razza».

A nulla è valsa la cancellazione del tweet del suo account e un messaggio alla Jarrett: «Mi scuso con lei e tutti gli americani, sono dispiaciuta per aver scherzato sulla sua politica e il suo look. Avrei dovuto saperlo. perdonatemi tutti, per questo scherzo di cattivo gusto».

La retromarcia non è servita ad evitare la mannaia della Abc. Il network ha infatti annunciato l’immediata cancellazione dello show con un comunicato a firma del presidente Channing Dungey: «Il twitter di Roseanne è abominevole, ripugnante e non corrisponde assolutamente ai nostri valori. Abbiamo quindi deciso di cancellare lo show». A cui si sono aggiunte le parole di Sara Gilbert, che nella serie interpretava una delle figlie: «Sono commenti disgustosi e non rispecchiano ciò in cui crede il nostro cast e la nostra troupe, o chiunque altro abbia a che fare con lo show. Sono delusa dalle sue azioni, per non dire altro».

E così, dopo un suo primo stop nel 1997 la sit com – passata anche in Italia con un titolo infelice Pappa e ciccia, e un modesto doppiaggio, esce dai palinsesti dopo appena tre mesi. Eppure Roseanne era ripartito con ottimi ascolti – e i complimenti dello stesso Trump che si era congratulato con la sua «sostenitrice». «La famiglia Conners – scriveva Giulia D’Agnolo Vallan nella rubrica Ai confini della realtà – sembra il casus studi ideale da recuperare nell’America di Trump. Il campione dell’elettorato dimenticato che ci ha dato questo presidente – e in modo più teorico – la risposta nella prima serata della tv generalista allo spezzettamento etnico, culturale, poetico e dell’attuale immaginario televisivo. (…).

Nel 2018, l’utopia di un paese unito da un unico programma televisivo. Recuperare Roseanne oggi è, in un certo senso un’intuizione geniale da parte di quella che questa Casa bianca chiama l’elite mediatica».