Nel corso dell’ultimo anno e mezzo ci sono state almeno 5 aggressioni da parte dell’estrema destra a studenti e militanti di sinistra. A Firenze nel febbraio 2023, a Roma due mesi dopo, seguita dagli episodi di Torino a settembre (con coltelli e spranghe) e poi di nuovo nella capitale lo scorso 14 giugno e il 18. In tutti questi casi il governo, sempre lesto a usare termini come «delinquenti» e «violenti» per chi esprime dissenso sulla guerra come sulle politiche sociali, è stato silente. Non una parola di condanna, mai di solidarietà verso gli aggrediti. Lo è stato anche nel caso degli studenti picchiati da militanti di Casapound, fermati a piede libero.

IL CONTESTO in cui è avvenuto quest’ultimo episodio è diverso rispetto ai precedenti, «più grave, più pericoloso», dicono dalla piazza convocata ieri in fretta da Anpi e Cgil per rispondere al clima di questi giorni. Di nuovo ci sono l’autonomia, il premierato, il decreto sicurezza in discussione, l’allarme sullo stato dell’informazione sotto il primo governo di destra- destra. E poi c’è la gravità del fatto specifico: i 4 ragazzi sono stati malmenati mentre tornavano dalla manifestazione unitaria contro l’autonomia differenziata, «perché avevano la nostra bandiera sulle spalle», dice Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale delle Rete degli Studenti Medi. «La prima cosa che ho pensato è che quella bandiera poteva averla chiunque, mi sono chiesto anche se fosse normale quanto stesse succedendo, mi sono provocatoriamente chiesto anche se non stessimo sbagliando noi qualcosa, ma non stiamo sbagliando nulla. Se è per questo che i compagni vengono aggrediti allora dobbiamo andare fieri dei nostri valori e delle nostre bandiere».

NEL PRESIDIO a piazza Vittorio (a 500 metri di distanza dalla sede di Casapound) di bandiere ce ne erano tante: quelle di Libera, della pace, della Cgil, delle organizzazioni studentesche e quelle dei partiti di centro sinistra. Ai lati del palchetto improvvisato ci sono Fratoianni di Avs, l’assessore alla Cultura della Capitale Gotor, 5s con Silvestri, il Pd (Bonafoni, Zingaretti e un richiestissimo Tarquinio). Gli studenti sono contenti del sostegno della politica ma dal palco chiedono concretezza: «Non è stata solo una violenza contro 4 ragazzi ma un attacco contro una manifestazione che univa e che provava a costituire alternativa vera, ora è il momento di superare i personalismi». Ribadire che l’organizzazione dei «fascisti del terzo millennio» va sciolta è necessario, ma gli studenti chiedono soprattutto di non essere lasciati soli. Perché, ricorda Tommaso, «ci hanno ridicolizzati per le proteste per la Palestina, abbiamo fatto lo sciopero della fame e ci hanno manganellati, ci chiamano antisemiti perché chiediamo la fine del massacro a Gaza. I veri antisemiti li devono andare a cercare nelle organizzazioni come Casapound o come Gioventù Nazionale che sostengono il governo, è li che stanno».

C’È STATO, secondo gli studenti, un errore a monte che non può essere occultato: il voto alla risoluzione europea che equipara fascismo e comunismo. «Hanno barattato la resistenza partigiana», dice ancora Tommaso. «La differenza che esiste tra noi che ci chiamiamo compagne e compagni e chi urla in gran segreto ‘sieg heil’ non è solo di vedute politiche, ma è il netto confine tra chi crede nella democrazia e chi vorrebbe non esistesse. Noi facciamo tutto alla luce del sole e non abbiamo nulla di cui vergognarci, non abbiamo problemi a urlare in piazza le rivendicazioni», aggiunge Notarnicola. Arriva il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, poi il segretario generale della Cgil Maurizio Landini che ragiona: «Dobbiamo capire perché queste forze di destra pensano di poter agire quasi impuniti, sicuramente per il fatto di avere un governo che li sta coprendo e anche perché siamo in un momento pericoloso per la nostra Repubblica».

PARTE IL MINUTO DI SILENZIO per le due ultime morti sul lavoro, Satnam Singh e il diciottenne Pierpaolo Bodini. «Chi tace è complice» si legge sullo striscione sotto il palco. Il messaggio è chiaro. «Il governo non è in grado di dire una parola almeno di preoccupazione o condanna dopo l’inchiesta di Fanpage sui giovani del partito di Meloni anzi giustifica e così facendo però legittima atti come quello avvenuto a Roma», dice Fratoianni. Anche il Pd parla di «silenzio che sta diventando complicità». E il pentastellato Silvestri: «Un picchiatore fascista è un picchiatore fascista, a prescindere da come si veste. A volte hanno la giacca e la cravatta, a distinguerli è il metodo. In Parlamento e nelle piazze si scagliano dieci contro uno perché non hanno contenuti, anzi ne hanno paura». E gli studenti continuano a chiedere di non essere abbandonati nelle proteste. «La solitudine dell’antifascista», chiosa uno dei ragazzi aggrediti.