L’epitaffio, provvisoriamente in forma orale e con qualche anno di anticipo, lo aveva dettato uno dei suoi rampolli a piede libero durante la memorabile intervista a Porta a Porta.

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Senza timore di sbagliare, suonava pressappoco così: padre e marito esemplare, tutto casa e lavoro, lascia alla famiglia una eredità di valori.

Ora si spera che un attento responsabile dei servizi cimiteriali impedisca di trasferirlo sulla lapide marmorea.

Totò Riina se ne va come capo militare sconfitto su tutti i fronti.

Dopo aver seminato per decenni terrore e morte nella certezza di una impunità che credeva garantita e senza fine.

Faceva leva sull’indifferenza dolosa di una classe di governo cui la mafia serviva per  il controllo politico ed economico del territorio, con la giustificazione farlocca del pericolo comunista.

Ai primi cenni di rivolta morale del paese e di un conseguente necessitato impegno repressivo dello stato, alzava il tiro con le stragi ottenendo però l’effetto opposto: oggi quasi tutti i latitanti sono stati catturati e spediti all’ergastolo, le norme sulla confisca dei beni sono state rafforzate, il 41 bis è stato «stabilizzato» e pensare alla tanto sognata revisione dei processi di mafia fa semplicemente ridere.

Cosa succederà dopo la scomparsa del capo dei capi è difficile dire anche perché nelle logiche criminali non c’è la razionalità delle persone normali: basti pensare, come si è detto, al disegno stragista e alle sue conseguenze.

È intuibile che Cosa nostra sia in grande difficoltà, i mafiosi scarcerati per fine pena vengono subito arrestati non appena tornano ai loro affari criminali, mentre si susseguono senza sosta i sequestri di beni.

Certo, la mafia non è stata ancora totalmente sconfitta.

Quel blocco politico-affaristico una volta cementato e protetto dalla potenza mafiosa ora andrebbe analizzato senza farsi fuorviare dalla presenza totalizzante della componente mafiosa che, invece, non sembra essere più indispensabile.

Riina muore proprio nel momento in cui la Regione ripassa a destra e al berlusconismo ma oggi nessuna persona in buona fede potrebbe sostenere che sia stata la mafia a favorire questo cambiamento.

In Sicilia cresce la disperazione sociale, la destra si rafforza mentre la mafia si indebolisce e la sinistra diventa irrilevante.

Non c’era bisogno di attendere la morte di Riina per capire che molto è cambiato e che in tema di mafia le analisi di un tempo sono usurate.

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