Casette in eterno ritardo, ma anche cantieri sotto la lente della procura di Macerata. «Infortuni non denunciati, ore lavorate e operai non dichiarati, persone non retribuite, condizioni disumane, forte sospetto di caporalato e infiltrazioni mafiose». Di questo parla diffusamente la Cgil maceratese, che ha partorito prima di Natale un corposo dossier, finito anche nelle mani del procuratore capo Giovanni Giorgio, che ha aperto un fascicolo d’indagine.

«La tutela dei diritti dei lavoratori rispetto a ogni forma di sfruttamento e di sopruso – ha detto ai cronisti, annunciando qualche settimana fa l’inizio ufficiale dell’inchiesta – costituisce una delle finalità essenziali del mio ufficio». Dagli uffici giudiziari, comunque, informano che polizia, guardia di finanza e carabinieri sono da tempo al lavoro sui cantieri edili sorti dopo il terremoto. Di riscontri investigativi, comunque, ancora non se ne parla, e non si sa quali sviluppi potrà avere la vicenda, da questo punto di vista.

«La giungla delle Sae», come l’ha definita la Cgil, è un insieme di situazioni ai limiti: dall’infortunio non dichiarato di un lavoratore fantasma, rumeno, senza stipendio e al lavoro senza nemmeno la visita medica, fino all’italiano pagato solo con acconti, senza busta paga. Due situazioni verificate personalmente dai sindacalisti, che periodicamente vanno in visita nei luoghi di lavoro all’interno del cratere del terremoto.

Ma le «storie agghiaccianti» che arrivano dai cantieri sono tantissime: «Su uno spaccato di settanta dipendenti dichiarati dal consorzio Gips – riporta Massimo De Luca, segretario provinciale della Cgil –, nel mese di ottobre 68 risultano essere manovali al primo livello, cioè potrebbero semplicemente portare il secchio con la calce. Riusciamo così a costruire casette fatte per bene?». La risposta, a giudicare dai tanti guasti registrati un po’ ovunque, sembrerebbe essere negativa. Ancora De Luca: «Nei cantieri, inoltre, lavorano il doppio degli operai dichiarati ufficialmente. Abbiamo iscritti al sindacato che lavorano nei cantieri e che non risultano da nessuna parte. Così come abbiamo operai che non risultano al Centro per l’impiego di Macerata, e non si sa cosa hanno firmato, pur avendo il tesserino della ditta».

Forti sospetti anche sul sistema di reclutamento dei lavoratori. Il sindacato sostiene che molti vengano direttamente dalla Romania. «Ci hanno detto – è ancora De Luca a parlare – che arrivino con la promessa di guadagnare 50 euro al giorno. Soldi che una volta arrivati in Italia diventano molti meno o non vengono proprio dati. Un meccanismo che fa sospettare un caso di caporalato».

E ancora: turni da 14 ore, sette giorni su sette, senza accordi sindacali di alcun genere. L’origine della situazione è da cercare nei clamorosi ribassi delle gare di affido dei lavori, in alcuni casi arrivati anche al 40%. Inevitabile che poi le aziende vadano a tagliare i costi della produzione, cioè sui lavoratori.