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«Residenti cinque anni per diventare italiani»

«Residenti cinque anni per diventare italiani»

Cittadinanza Partiti e associazioni lanciano un referendum per cambiare la legge del 1992. Se passasse, la modifica riguarderebbe due milioni di stranieri che vivono in Italia

Pubblicato circa un mese faEdizione del 5 settembre 2024

Da dieci a cinque anni. Dimezzare i tempi in cui uno straniero ha risieduto legalmente e in maniera ininterrotta in Italia per poter acquisire la cittadinanza, aprendo così la strada anche ai propri figli. E’ quanto si propone il quesito referendario presentato ieri in Cassazione e che punta a modificare la legge del 1992 sulla cittadinanza. Una possibilità che – spiega il deputato di +Europa Riccardo Magi, tra i promotori dell’iniziativa – «non riguarda solo chi vive questa condizione ma il futuro dell’Italia, la possibilità di dare un futuro a questo paese».

Dopo un’estate passata con Lega e Forza Italia impegnate a battibeccare sull’argomento (ieri gli azzurri hanno confermato d voler presentare quanto prima in disegno di legge sullo ius scholae mentre Matteo Salvini ne ha annunciato un altro per togliere – chissà come – la cittadinanza a uno straniero che compie un reato grave) il primo gesto concreto si è avuto ieri con la consegna del quesito referendario che punta a mandare in soffitta lo ius sanguinis per cui sei italiano solo se sei figlio di italiani. A presentarlo un nutrito gruppo di partiti e associazioni: «Italiani senza cittadinanza», Conngi, Idem Network, organizzazioni come Libera, Gruppo Abele, A Buon Diritto, Società della Ragione, i partiti +Europa, Possibile, Partito Socialista, Radicali Italiani, Rifondazione comunista. Ma anche personalità come Mauro Palma, Luigi Manconi, Ivan Novelli, Simohamed Kaabour di Idem Network. Un’iniziativa alla quale ieri sera sono arrivate le adesioni dell’Arci e del Pd, con quest’ultimo che ha anche annunciato un disegno di legge di modifica della cittadinanza.«Ci aspettiamo che chi in questi giorni si è detto favorevole a una riforma della legge sulla cittadinanza appoggi questo referendum», prosegue Magi pensando alle promesse fatte da Forza Italia. «Alla retorica del “prima gli italiani”, rispondiamo con “Italiani prima».

Se davvero dovesse passare, la «rivoluzione» proposta dalle associazioni riguarderebbe un numero consistente di stranieri che oggi pur vivendo a lavorando in Italia, di fatto non vengono riconosciti dallo Stato. Si tratta di 2 milioni e duecentomila cittadini stranieri che ad oggi sarebbero nelle condizioni di ottenere la cittadinanza, più i loro figli, circa 500 mila bambine e bambini. Molti di più di quelli che sarebbero interessati dallo ius scholae, circa 500mila persone, e dallo ius soli che riguarderebbe circa un milione e mezzo di persone. «Chiediamo all’Italia di riconoscere e capitalizzare l’investimento che ha fatto su di noi, perché ci siamo formati in questo Paese e il nostro contributo può essere maggiormente valorizzato se viene riconosciuto il nostro esser italiano», dice all’esterno della Cassazione Simohamed Kaabour di Idem Network. «Le Olimpiadi e le Paralimpiadi ne sono la dimostrazione. Credo che sia arrivato il momento in cui l’Italia reale deve prendere la parola e si esprima tramite il referendum per scrivere la nuova legge sulla cittadinanza. Chiediamo una cosa semplicissima: il dimezzamento degli anni di residenza legale per fare richiesta di cittadinanza».

E’ sera quando sull’argomento interviene anche Elly Schlein. E le parole della segretaria del Pd suonano come un’autocritica per non essere intervenuti sulla legge: «Abbiamo sbagliato a non farlo quando potevamo farlo», dice. Con un impegno per il futuro: «Ci siamo confrontati con le associazioni per capire come costruire la nostra proposta, che parte da un dato, chi cresce e nasce in Italia è italiano».

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