Giorgio Napolitano contro Massimo D’Alema. Archiviata la fase della «personalizzazione», Matteo Renzi adesso non spiega più che al referendum costituzionale si dovrà votare su di lui e sul suo governo. Ieri pomeriggio a Reggio Emilia ha detto che bisognerà votare per l’ex presidente della Repubblica. E contro l’ex presidente del Consiglio. Consigliato dai sondaggi, il segretario del Pd cerca di fare passi continui indietro e invita a spostare i riflettori su altri portabandiera del Sì e del No. Scelti da lui o dal suo super consulente americano. Personalizza ancora, ma dove più gli conviene.

«Questa riforma costituzionale non è intestata a me, porta il nome e il cognome di Giorgio Napolitano», arriva a dire Renzi nel comizio alla festa di Reggio. Esagerazione che probabilmente risulterà sgradita allo stesso ex presidente della Repubblica, in prima fila tra i sostenitori del Sì, ma contrario a personalizzare una consultazione che riguarda la Costituzione. In ogni caso il presidente del Consiglio sa come blandire Napolitano: «È grazie a lui se questo paese è ancora in piedi».

Scelto il padre nobile della riforma, l’alleato numero uno – che però a suo tempo ha rifiutato l’incarico di presidente d’onore del comitato del Sì – Matteo Renzi sceglie anche l’avversario preferito: Massimo D’Alema. Lo nomina ormai in ogni comizio, anche ieri per girargli addosso l’accusa di aver tentato di rafforzare i poteri del presidente del Consiglio. «Non c’è alcun rafforzamento dei poteri del capo del governo in questa nostra riforma», assicura Renzi – sorvolando sul fatto che il governo potrà chiedere la votazione a data certa dei suoi disegni di legge e che contemporaneamente verranno ridotti i poteri del parlamento – «mentre c’era in due riforme tentate in passato, quella di Berlusconi quella di D’Alema» (che presiedeva la bicamerale). «Tra i due c’è amore – ha aggiunto Renzi – rispettiamolo». Non solo, l’ex presidente del Consiglio per Renzi è anche l’autore della riforma fallita del Titolo V (in realtà più attribuibile a Franco Bassanini, oggi sostenitore del Sì): «Adesso D’Alema dice che lui era contrario. Ma l’ha firmata. L’avrà firmata a sua insaputa», dice nel comizio, prima di farsi passare una bandiera tricolore e concludere gridando «viva l’Italia che dice Sì».

Dopo di lui a Reggio è stata la volta della senatrice Anna Finocchiaro, presidente della commissione affari costituzionali della camera ed esponente di «Sinistra per il Sì», la corrente del ministro Martina, che si è confrontata con il costituzionalista e presidente onorario del comitato per il No Gustavo Zagrebelsky. Mentre D’Alema era alla festa di Milano, da dove ha detto che dopo il lancio di lunedì scorso a Milano «si stanno formando diversi comitati del No, anche se io non me ne sto occupando». «La riforma è confusa ha aggiunto – nata dalla intenzione di semplificare, rende più complicata, più difficile la vita democratica e restringe gli spazi di partecipazione». L’ex presidente del Consiglio aveva annunciato un convegno di costituzionalisti per presentare la sua riforma «minima» e possibile della Costituzione, da approvare dopo al vittoria del No.

La data prescelta era da tempo il 15 settembre, ma ieri l’appuntamento è stato rinviato per aspettare novità sul versante della legge elettorale, e dunque la pronuncia della Corte costituzionale sull’Italicum attesa per il 4 ottobre o i giorni immediatamente successivi. Questa la motivazione ufficiale, ma sempre ieri si è appreso che sarà proprio il 15 settemebre il giorno del tanto atteso confronto tra Matteo Renzi e il presidente dell’Associazione nazionale partigiani Carlo Smuraglia. Schierata per il No, l’Anpi è stata al centro degli attacchi di parte renziana; il segretario ieri sera però si è recato in visita allo stand dei partigiani alla festa di Reggio. L’incontro tra Smuraglia e Renzi si terrà come da programma a Bologna, e a moderarlo sarà Gad Lerner, scelto dalle due parti di comune accordo.

Nel frattempo a Roma nella riunione della corrente del Pd di Gianni Cuperlo «Sinistra dem» e si sono registrate diverse posizioni favorevoli alla riforma. Tanto che non si esclude che anche dalla minoranza Pd possa nascere un comitato per il Sì.