Sembra che ci troviamo di fronte alla prima campagna elettorale scandita dai social. Fino al 2018 a farla da padrone erano soprattutto Facebook e YouTube. In un paese passato senza soluzione di continuità dalla teledipendenza berlusconiana alle tecnoutopie digitali di Grillo&Casaleggio, la rete serviva ad amplificare e rendere virali i messaggi che però partivano dal televisore. Questa volta il rapporto tra il vecchio medium e quelli nuovi è meno lineare e, seppure in forme caotiche, è sui social media che avvengono le cose destinate a dettare l’agenda (si pensi alla rottura tra il Pd e Carlo Calenda).

Ieri è stata la giornata di Tik Tok, piattaforma che si basa sulla produzione di piccoli video amatoriali frequentata soprattutto dai giovanissimi. In Italia conta 15 milioni di iscritti: un terzo di chi utilizza Internet. Ai tempi di Black Lives matter, Tucker Carlson conduttore di Fox News, ha parlato addirittura di «nuova Rivoluzione Culturale», paragonando i giovani attivisti che utilizzavano TikTok per contestare pubblicamente il razzismo e l’omofobia dei genitori conservatori a Pavlik Morozov, che secondo le leggende diffuse ai tempi della propaganda stalianana fu capace di sottomettere l’affetto per i genitori alla fedeltà al socialismo e denunciò il padre kulako. Questo per dire che altrove Tik Tok è terreno di espressione della Generazione Z, i post-millennials nati dopo l’ingresso del pubblico di massa nella rete. In Italia, da ieri è diventato il terreno di caccia grottesco di un drappello di politici boomer che hanno deciso di venire a rastrellare voti anche da queste parti.
Lo ha fatto soprattutto Silvio Berlusconi, colui il quale anticipò la sua discesa in campo nel 1994 spedendo una videocassetta alle redazioni dei telegiornali oggi affida il suoi video messaggio ai giovani, in chiave autoironica. Incassa quasi 300 mila like, 18 mila commenti e 64 mila condivisioni. «Ciao ragazzi eccomi qua! – dice il Cavaliere – Vi do il mio benvenuto sul mio canale ufficiale di TikTok». Poi prosegue: «Vi racconterò di come voglio rendere l’Italia un Paese che possa dare nuove opportunità e dove realizzare i vostri sogni». Lo segue a ruota con 13 mila like Matteo Renzi, che si presenta in qualità di «politico» ma strizza l’occhio ai meme che lo hanno riguardato nei mesi scorsi. «Per molti di voi – continua Renzi – io sono un esperto di ‘First reaction shock’ o di ‘Shish’, linguaggi quasi più complessi del corsivo».

Il Pd avrà solo un account istituzionale, nessun impegno personale del segretario. «Da oggi – spiega Letta – il Pd è su TikTok. Discuteremo con i più giovani delle priorità che spesso la politica trascura». Il primo a parlare è Alessandro Zan, il cui impegno viene associato alla proposta di legge contro la transomofobia e contro una «destra che ha sempre usato il benaltrismo». In controtendenza il dem Matteo Orfini, che scrive (ma su Twitter): «Votatemi perché non userò TikTok in campagna elettorale». Si affaccia anche Vittorio Sgarbi, per rilanciare la sua proposta di spostare l’ingresso a scuola alle 10 del mattino. Matteo Salvini, che su Tik Tok si agita da tempo, dà il benvenuto ai colleghi: la pagina Twitter Crazy Ass Moment in Italian Politics (consigliatissima) ha ricordato la scena involontariamente demenziale nella quale il leader della Lega si mostra mandare bacetti a una mandria di vacche che gli passano davanti ignare su una spiaggia.

«L’errore dei politici su TikTok è l’effetto padre/zio che dà consigli» dice l’esperto di marketing e comunicazione digitale Vincenzo Cosenza. La caratteristica di Tik Tok è che la sua struttura rende più facile che un video diventi virale quindi buchi le bolle in cui da tempo gli algoritmi di Facebook hanno diviso gli utenti. Insomma, se il social di Zuckerberg ha da tempo abbandonato l’idea del villaggio globale per proporsi come infrastruttura in grado di creare comunità tra simili, Tik Tok dà ancora l’impressione di poter sfondare il rumore bianco della comunicazione.
Proprio qualche giorno fa, in un’inchiesta del Los Angeles Times sulla campagna elettorale per le elezioni di mid term, gli esperti hanno convenuto: è troppo presto per dire, se like e condivisioni si trasformeranno in voti. Però ipotizzano che la sensibilizzazione aiuta a gettare le basi per cercare di educare, incoraggiare e agganciare i giovani alla politica.