Se c’è una cosa che i biellesi non sopportano, oltre la pioggia, sono le deiezioni degli animali su pubblica via. Non si contano i cartelli e le campagne stampa nate sull’argomento. Ieri in una città coperta da pioggia battente il partito della premier Giorgia Meloni ha deciso di accogliere l’ex premier Matteo Renzi con una sfilata in costume «arabico» e un dromedario al seguito, portato a spasso da Davide Zappalà, uno dei testimoni del caso Pozzolo. Il grosso mammifero «affittato» da FdI, percorrendo la via pedonale nel cuore di Biella, ha rilasciato i propri rifiuti intestinali su via Italia senza un pronto intervento degli esponenti meloniani provocando un’ondata di indignazione social nel biellese.

La contestazione era contro il leader di Italia viva, giunto in città per la presentazione del suo ultimo libro ma, soprattutto, per ritornare sui noti fatti di capodanno nelle valli biellesi. La quindicina di «patrioti» accorsi sotto il gazebo del loro partito, autorizzato dalla Questura a pochi metri dall’ingresso dello spazio che doveva ospitare l’incontro dell’ex premier, si è arricchita della presenza di un dromedario e di un cartello esibito da uno degli astanti del capodanno a Rosazza, con scritto «Lo-Renzi d’Arabia».

All’arrivo in libreria il senatore d’Italia viva ha subito ironizzato sulla contestazione sottolineando che era dispiaciuto per la città di Biella che il partito della Premier Meloni aveva trasformato in un circo. «In effetti – ha continuato Renzi – i pagliacci c’erano già lì fuori, la tenda pure, il povero dromedario lo ha reso completo». L’ex premier però è velocemente andato al motivo per il quale aveva deciso di venire a Biella: «Voglio sapere chi ha sparato veramente quella notte a Rosazza, ferendo una persona in un luogo pieno di bambini. C’erano membri del governo, del parlamento della repubblica, esponenti delle istituzioni locali e forze dell’ordine. Non è possibile – ha continuato – che a 40 giorni dai fatti non si sappia chi ha premuto il grilletto».

Seduti al fianco di Renzi la senatrice torinese Silvia Fregolent e quello ossolano Enrico Borghi, che si sono incaricati di confermare di aver depositato a Palazzo Madama tre nuovi interrogazioni parlamentari a riguardo. Tre quesiti per sapere quali criteri erano stati adottati per assegnare Pablito Morello (presente al veglione a Rosazza e suocero della vittima dello sparo) come capo scorta di Delmastro visti i legami politici decennali tra i due. Perché, come si evince dalle dichiarazioni stampa del sottosegretario, l’esponente meloniano fosse fuori dai locali della festa proprio al momento dello sparo senza che né Morello né un altro agente fossero con lui a scortarlo. Infine, i senatori di Italia viva, hanno chiesto chiarimenti sui rapporti tra il sottosegretario e alcuni sindacati della Polizia penitenziaria.

«Chiediamo che a queste interrogazioni sia lo stesso sottosegretario a rispondere nell’aula del Senato» ha ammonito Renzi, esortando a smetterla «con questo circo, con i pizzini di Pozzolo e i dromedari in città: hanno rilevato tre tracce di Dna diversi sull’arma che ha ferito il genero di Morello la notte di capodanno. Uno è presumibilmente di Emanuele Pozzolo, il deputato che ha portato l’arma ma che ha sempre negato di aver premuto il grilletto, l’altro Dna è presumibilmente di Morello che dice di aver poi messo in sicurezza l’arma ma il terzo Dna di chi è?. Voglio fare un regalo al sottosegretario Delmastro – ha provocato l’ex premier -, metta a disposizione il suo Dna e quello della sorella Francesca, sindaca e organizzatrice della festa a Rosazza, dimostri che non ci sono ombre su quella notte e che le nostre sono tutte fantasie».

A domanda de il manifesto se questa battaglia politica fosse sostenuta anche da documentazione non ancora divulgata, il senatore fiorentino ha risposto indirettamente «noi non siamo giustizialisti e non vogliamo interferire con le indagini; se avessimo documentazione a riguardo per ora non intenderemmo mostrarla». Anche a chi gli ha chiesto se avesse parlato con qualcuno presente quella notte nel biellese ha risposto: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Immediata la reazione del sottosegretario Delmastro, che ha comunicato di aver già depositato una querela per diffamazione contro il senatore fiorentino.