Confesso di non essere per nulla entusiasta del voto per un referendum indetto su iniziativa di un gruppo di senatori alcuni dei quali spinti da ragioni più politiche che costituzionali (basti pensare ai nove firmatari leghisti) o che avevano votato in aula a favore della revisione. Il disagio è aumentato dal fatto che nel fronte del No sono schierati molti amici e colleghi con i quali ho condiviso le campagne per respingere le «grandi riforme costituzionali» tentate da Berlusconi e da Renzi che modificavano circa un terzo della Costituzione. E allora comincio con il dire che quanto al metodo la...