L’associazione ReCommon chiede a Eni di interrompere immediatamente l’accordo con Ithaca Energy, una società britannica controllata per l’89% dall’azienda energetica israeliana Delek Group. Quest’ultima compare nella lista nera Onu delle imprese complici nella violazione dei diritti umani dei palestinesi. L’appello di ReCommon è veicolato da una petizione online rivolta all’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi e al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. È già stata sottoscritta da diversi esponenti della società civile italiana fra cui Greenpeace e Fridays for Future.

Il gigante dell’energia italiano ha siglato ad aprile 2023 un accordo di fusione fra Eni Uk e Ithaca Energy, celebrato da Claudio Descalzi come un’occasione per l’azienda italiana di essere «uno dei principali attori del settore energetico del Regno unito». Oltre al danno ambientale causato da questa unione – grazie alla quale si prospetta la produzione di oltre 100.000 barili di petrolio al giorno nel 2024 e di almeno 150.000 nel 2030 – vi è anche la violazione del diritto internazionale. Delek Group, a cui nel 2023 sono stati trasferiti circa 350 milioni di dollari da Ithaca Energy, fornisce – secondo l’Onu – «servizi per supportare il mantenimento degli insediamenti israeliani».

In seguito a un contratto firmato nel 2020, le forze di difesa israeliane (Idf) si possono rifornire di carburante alle centinaia stazioni di servizio possedute da Delek Israel. Eva Pastorelli di ReCommon ha commentato «la forte relazione d’affari» fra Eni e Delek Group dichiarando che «nessun interesse economico può giustificare il perpetuare un conflitto che ha già mietuto decine di migliaia di vittime».