Lanci di razzi e scontri a fuoco sulla strada che porta all’aeroporto internazionale di Mitiga hanno rotto ieri la fragile tregua tra le milizie di Tripoli sottoscritta lo scorso 4 settembre grazie alla mediazione della missione Unsmil dell’Onu.

I combattimenti non hanno causato morti, secondo quanto ha dichiarato il ministro dell’Interno, Abdel Salam Ashur, ma hanno provocato un black-out elettrico generalizzato, che ha colpito non solo la capitale e la Tripolitania fino al confine con la Tunisia ma persino il Fezzan. I razzi hanno infatti pesantemente danneggiato due centraline elettriche che i tecnici e gli ingegneri hanno difficoltà a riparare.

A quanto scrivono i giornali locali a innescare gli scontri e sparare i razzi sarebbe stata la Brigata al Sumud, capitanata dal jihadista misuratino Salam Badi, che durante i nove giorni di aspri combattimenti prima della tregua, con la scusa di respingere «l’invasione» dei quartieri meridionali da parte della 7° brigata di Tarhuna (città distante 80 chilometri, roccaforte dei gheddafiani), è penetrata anch’essa nel quartiere della periferia sud della città.

Durante il confronto armato con le forze speciali della Rada – riferisce curiosamente una blogger libica su Twitter postando le foto – sono apparsi manifestini di Haftar su pali e cartelloni pubblicitari