Nel 2020 la temperatura media in Italia ha superato di 1,54° quella registrata tra il 1961 e il 1990. La stagione relativamente più calda è stata l’inverno, con un’anomalia media di +2.36°C. Mentre a Glasgow è in corso il vertice Onu sul clima, i dati diffusi dall’Ispra, che ieri ha presentato per il sedicesimo anno il rapporto «Gli indicatori del clima in Italia», mostrano un Paese già fuori dalla rotta definita dall’Accordo di Parigi, con l’obiettivo di ridurre le emissioni e contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo. «Il massimo lo abbiamo avuto a febbraio, con un’anomalia di 2,88 gradi seguito da agosto (+2.49°C).

Al Nord e al Centro, l’anomalia di febbraio ha superato i tre gradi rispetto alla media ’61-’90» ha spiegato Emanuela Piervitali di Ispra, intervenendo al convegno on line «Stato e trend del clima in Italia».

La situazione nel nostro Paese trova conferma a scala globale, dove sulla terraferma il 2020 è stato l’anno più caldo della serie storica, con un’anomalia di +1.44 °C rispetto al valore di riferimento (la media 1961-1990). In Italia, invece, il 2020 è stato il quinto anno più caldo dal 1961. A partire dal 1985, le anomalie sono state sempre positive, ad eccezione del 1991 e del 1996. Il 2020 è stato il ventiquattresimo anno consecutivo con anomalia positiva rispetto al valore normale. Il decennio 2011-2020, invece, è stato il più caldo dal 1961. Ad eccezione di ottobre, in tutti i mesi del 2020 la temperatura media in Italia è stata superiore alla norma, con un picco di anomalia positiva a febbraio (+2.88°C), seguito da agosto. Gli indici degli estremi di temperatura confermano che le notti e i giorni freddi mostrano una chiara tendenza a diminuire mentre i giorni e le notti calde mostrano una chiara tendenza ad aumentare.

Il problema non riguarda solo la superficie ma anche i mari italiani, la cui temperatura nel 2020 registra un’anomalia media di +0.95°C, al quarto posto dell’intera serie dal 1961. Negli ultimi 22 anni la temperatura media superficiale del mare è stata sempre superiore alla media: nove degli ultimi dieci anni hanno registrato le anomalie positive più elevate di tutta la serie. Nel 2020 le anomalie sono state positive in tutti i mesi dell’anno, con i valori massimi ad agosto (+1.7°C) e a maggio (+1.4°C).

Tra gli indicatori climatici, uno significativo riguarda la siccità dell’inverno 2020, quando sull’intero territorio nazionale i mesi mediamente più secchi sono stati gennaio (-75%) e febbraio (-77%) rispetto alla media, seguiti da novembre, aprile e maggio. Dicembre, invece, è stato il mese mediamente più piovoso, con un’anomalia di +109%. In diverse aree del territorio nazionale si sono registrati oltre 300 giorni asciutti, con punte di 341 giorni a Pescara e a Capo Carbonara (SU).

In Sardegna e in Sicilia, invece, fino a 90 giorni secchi consecutivi. Non sono mancati anche eventi estremi di segno opposto: i valori più elevati di precipitazione giornaliera si sono stati registrati in occasione dell’evento alluvionale di inizio ottobre, quando in un’ampia zona del Piemonte settentrionale il 2 ottobre sono state registrate precipitazioni cumulate giornaliere comprese fra 40 e 50 centimetri. Mezzo metro d’acqua, in un giorno solo. Il clima è già cambiato.