Un po’ per pigra abitudine, un po’ per disattenzione, campeggia il luogo comune secondo cui le elezioni europee sono in sé prive di valore: una specie di sondaggione istituzionale in base al quale le forze politiche misurano la propria forza senza ulteriori conseguenze reali. Se la leggenda ha avuto in passato un fondo di verità le cose sono cambiate da un pezzo: la realtà è oggi quasi opposta. Il peso degli equilibri politici europei condiziona a fondo le evoluzioni politiche nei singoli Paesi. Senza la nascita della maggioranza Ursula a Strasburgo non ci sarebbe stato in Italia il governo Conte 2. Senza il NextGenerationEu, che sembrava dover essere l’alba di una nuova Unione, sarebbe stato quasi impensabile il governo Draghi.

PROPRIO PERCHÉ CONSIDERATI a torto poco più che folklore, i giochi politici che si articolano e dipanano tra Bruxelles e Strasburgo sono poco noti e poco seguiti in Italia. Tra i molti meriti di Europa sovrana. La rivincita dei nazionalismi (Feltrinelli, pp. 208, euro 16.15, prefazione di Lucia Annunziata) di Angela Mauro, cronista puntualissima e preziosa dell’Huffpost su tutto quel che sa di Europa, c’è anche il disegno di una mappa che permette di mettere a fuoco il quadro della politica europea.
Raccontando quel che è successo nell’ultimo decennio, l’autrice offre la bussola necessaria per capire cosa sta succedendo oggi e interpretare quel succederà l’anno prossimo. Quando le elezioni europee modificheranno, forse radicalmente, gli equilibri politici non solo a palazzo Berlaymont ma anche in Italia. Su quelle elezioni Giorgia Meloni, alla quale l’importanza della cornice europea non sfugge affatto, ha scommesso moltissimo. Un cambio di maggioranza nell’Europarlamento, con la possibile nascita di un’alleanza tra il Ppe e i Conservatori, la blinderebbe in patria e la renderebbe protagonista della politica europea. Il libro non è solo questo però e non serve esclusivamente a orientarsi nel Risiko dei giochi politici dell’Unione. È la cronaca dei passi falsi con i quali si sta costruendo una sconfitta annunciata, quella del progetto europeo, che pochissimi oggi contrastano davvero.

RIPERCORRENDO con abbondanza di retroscena le tattiche e le strategie messe in campo sui fronti incandescenti degli ultimi anni, dall’immigrazione al Covid, dalla guerra alla crisi energetica, l’autrice lascia che siano i fatti stessi a indicare il morbo dal quale l’Europa non riesce a guarire. È il sovranismo, termine col quale usa definirsi la prevalenza egoistica degli interessi nazionali, ma non solo e non tanto quello conclamato dei Paesi che quell’egoismo ostentano.
Molto più subdola ed esiziale è la posizione nascosta dei moltissimi che usano e strumentalizzano il sovranismo esplicito per nascondere il proprio. Esemplare e sconcertante, ad esempio, la messa in scena dello scontro tra Francia e Italia sull’immigrazione del 2018-19, con Parigi che tuonava contro la «disumanità» del governo gialloverde appoggiando poi in Europa le sue politiche. O il sostegno della Germania alla vituperata Ungheria nel braccio di ferro sul tetto al prezzo del petrolio, per ritardare e alla fine evitare che venisse applicato anche al gas.

NON È SOLO QUESTIONE di grandi interessi strategici nazionali però. Il libro sottolinea infatti puntigliosamente quanto le esigenze politiche interne, le elezioni nei vari Paesi condizionino, frenino, ostacolano e spesso paralizzino le scelte dell’Unione, che finiscono sempre per soccombere a fronte dei calcoli dei partiti nazionali.
Certo non è una novità. Ma se il male è sempre lo stesso, sin dalla nascita dell’Unione, quel che è cambiato e che rende quel virus più esiziale è il quadro mondiale. Molto più dello stesso Covid, la guerra ha terremotato dalle fondamenta l’Unione e Angela Mauro registra il terremoto scossa per scossa. Guerra e crisi energetica hanno restituito lo scettro a quella prevalenza degli interessi particolari che con NextGenerationEu aveva subìto una sconfitta da molti frettolosamente considerata decisiva.

L’ASSE FRANCO-TEDESCO, timone della Ue, si è sgretolato di fronte alle scelte della Germania, ma anche la stagione dorata dei rapporti tra Francia e Italia, fondata sulla ottima relazione personale tra Macron e Draghi, non ha retto al cambio di governo a Roma. Sullo sfondo la guerra senza esclusione di colpi, e anche senza precedenti, tra il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e quella della Commissione Ursula von der Leyen. L’Unione affronta il suo momento più difficile non solo in ordine sparso ma in un quadro di «tutti contro tutti» che contribuisce allo spostamento dell’asse dell’Unione verso Est, dunque verso i nazionalismi, già determinato dalla guerra. La Polonia, grazie alla Nato, godeva già di uno status speciale. L’invasione dell’Ucraina la ha resa centrale nella nuova Europa.
Le conclusioni dell’autrice sono sintetiche e caustiche: «L’Ue non ha più un centro gravitazionale. Si afferma il principio del ’si salvi chi può’ tra gli Stati. Chi non può si aggrappa a richieste di aiuto comunitario, collezionando rifiuti mentre l’euroscetticismo in aumento e il nazionalismo diventano facile bacino di voti che invoglia nuove alleanze a destra tra il Partito popolare europeo, sempre meno moderato, e i Conservatori e Riformisti guidati da Giorgia Meloni». È l’Europa della nazioni: quella su cui punta più di chiunque altro la premier italiana.