Qualche anno fa i nostri media – e i nostri politici – fecero una scoperta: Pechino era dotata di una telecamera di sicurezza ogni tre abitanti. La notizia suscitò i consueti articoli e commenti sull’innegabile densità della sorveglianza cinese. All’epoca si poteva notare un aspetto lessicale interessante: le telecamere di sicurezza cinesi, con cui l’amministrazione di Pechino per altro diceva di voler governare al meglio il traffico e la possibilità di diminuire i reati, erano sinonimo di «sorveglianza», cioè di uno Stato che tenta di sapere tutto dei propri cittadini, sia dei potenziali criminali, sia degli abitanti che non delinquono...