Ci sono luoghi dell’arte capaci di trasformarsi in spazi di convergenza interdisciplinare dove osservare il presente e immaginare il cambiamento. Uno di questi è il Frankfurter Kunstverein che, sotto la direzione di Franziska Nori, sabato 18 e domenica 19 ospita nella sua sede di Francoforte, un simposio dal titolo Your body is a battleground. Ultra-conservative strategies to restore a «natural order» (Il tuo corpo è un campo di battaglia. Strategie ultra-conservatrici per restaurare un «ordine naturale»). L’iniziativa, curata dalla sociologa Asia Leofreddi, è organizzata dal Frankfurter Kunstverein in collaborazione con il centro di ricerca Normative Orders della Goethe-Universität Frankfurt e la città di Francoforte e intende rivolgersi a un pubblico vasto (purché anglofono) interessato agli intrecci tra politica e questioni di genere da una prospettiva che rinnova la teoria critica. Si potrà assistere ai panel anche da remoto tramite il canale YouTube del museo.

IL PROGRAMMA PREVEDE interventi e tavole rotonde con personalità della sociologia e della filosofia politica, delle istituzioni europee e del giornalismo che condividono una constatazione: oltre cinquant’anni dopo le lotte femministe per l’autodeterminazione, contro lo stupro e per la depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza che hanno posto il corpo e la sessualità al centro della riflessione politica aprendo la via anche ai movimenti glbt+, assistiamo a un tentativo di restaurazione e di limitazione della democrazia sessuale da parte di un’articolata galassia transnazionale «anti-gender».

MA CHI SONO gli attori di questa contro-rivoluzione conservatrice che salda religione e politica? Come si organizzano? Come agiscono e come si finanziano? Queste domande guidano da alcuni anni le indagini e i report del Forum per i diritti sessuali e riproduttivi del Parlamento Europeo (Epf) il cui segretario Neil Datta interverrà sabato alle 11,45. Parlerà del ruolo di lobby e reti transnazionali come «Agenda Europe» o «Tradizione Famiglia Proprietà» (Tfp) nel portare avanti iniziative radicali di contrasto ai diritti in materia di contraccezione, divorzio, diritti delle minoranze. Si pensi a tutte le azioni contro l’educazione di genere nelle scuole, alle «LgbtFree Zones» in Polonia o alle pressioni esercitate su alcuni paesi affinché escano dalla Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne.

Di movimenti ultra-conservatori impegnati per il ritorno a un presunto «ordine naturale», si discuterà anche domenica mattina alle 11 con un panel a cui portano uno sguardo dall’Italia la giornalista Annalisa Camilli e il sociologo Massimo Prearo. Autore recentemente de L’ipotesi neocattolica (Mimesis, 2020), Prearo studia da tempo le mutazioni di un cattolicesimo passato dalle piazze anti-gender alle istituzioni attraverso alleanze politiche che hanno fatto entrare nello spazio della destra moderata e liberale istanze tradizionaliste e conservatrici il cui obiettivo è rifondare la democrazia sui valori e non sui diritti. Il dibattito sul Ddl Zan è l’esempio più recente della forza di penetrazione nel dibattito pubblico di entità che in questo periodo di campagne elettorali stanno stringendo patti e intensificando l’azione sui territori.

ALTRO ASSE DI DISCUSSIONE in programma è il ruolo di un capitalismo neoliberale pronto a trarre profitto dalla messa a valore del genere purché restino a disposizione sacche di sfruttamento, ineguaglianza e violenza razzista. Sabato alle 16,45, in streaming da New York, interviene l’autorevole teorica marxista Nancy Fraser che, dopo Femminismo per il 99%, scritto con Cinzia Arruzza e Tithi Bhattacharya (Laterza, 2019), sta per dare alle stampe Cannibal Capitalism. Razzismo, antifemminismo, discriminazioni sessuali sono anche una reazione alle risposte che la sinistra non ha saputo dare. Perciò, la tavola rotonda conclusiva di domenica alle 12,30 – tra le partecipanti Sara Farris, autrice di Femonazionalismo (Alegre, 2019) – è dedicata alle cause della crisi e al ruolo che possono svolgere i movimenti progressisti. Nella contingenza che stiamo attraversando non dobbiamo infatti dimenticare che battersi per la democrazia significa ancora giustizia sociale, mutuo riconoscimento, partecipazione ed eguaglianza per tutti e tutte.