Il meeting tra Recep Erdogan e Vladimir Putin di ieri a Mosca aveva un nutrito numero di questioni da affrontare, ma è stato inevitabile che nel confronto tra i due leader un capitolo dovesse essere dedicato al riesplodere tumultuoso della guerra in Libia.

Così i due presidenti dopo aver confermato la volontà di respingere la proposta di soluzione per la Siria presentata da Benjamin Netanyahu soprattutto dopo il riconoscimento della sovranità israeliana sul Golan degli americani e dopo essersi dichiarati convinti della necessità di sviluppare nel futuro i loro scambi commerciali usando solo le divise nazionali, hanno affrontato a quattr’occhi la turbolenta questione nordafricana. Dopo la Siria la Russia sarebbe decisa a dire la sua anche nell’intricata partita che si gioca a Tripoli. E il capo del Cremlino avrebbe inteso ieri, su questo punto, tastare il polso al leader turco (il quale, secondo gli analisti russi, sosterrebbe, seppur tiepidamente, la fazione libica del primo ministro Fayez al-Sarraj).

PUTIN FORMALMENTE ha riproposto la posizione ufficiale russa, già resa nota dal suo ministro degli esteri Sergey Lavrov, di equidistanza dalle fazioni in lotta e favorevole a una soluzione negoziata della crisi. Tuttavia molti indizi fanno pensare che il Cremlino starebbe valutando l’evolvere della situazione e potrebbe non contrastare l’eventuale ascesa al potere di Khalifa Belqasim Haftar.

Non sarebbe quindi un caso il veto posto la scorsa notte dal rappresentante russo al Consiglio di sicurezza dell’Onu, a una proposta della Gran Bretagna che chiedeva alle forze ribelli di cessare le ostilità e di assicurare alla giustizia «chiunque mina la pace e la sicurezza della Libia». Come riporta il moscovita Vedomosti «l’anno scorso Haftar ha visitato il nostro paese diverse volte e ha incontrato le più alte autorità. L’ultima volta il militare libico è stato a Mosca nel novembre 2018 e ha avuto colloqui con il ministro della difesa della Federazione Sergey Shoigu».

Secondo fonti degli ambienti militari della Federazione raccolti dal portale Svpressa.ru, Haftar avrebbe chiesto alla Russia «di aiutarlo a costituire proprie divisioni aviotrasportate, ma Putin avrebbe dato una pre-approvazione solo per la fornitura di singoli componenti». Questa cautela sarebbe stata imposta dalla necessità, in primo luogo, di non rovinare proprio le relazioni con l’alleato turco. Anche per questo Putin avrebbe voluto informare Erdogan dell’ipotesi, nel prossimo futuro, di un maggiore attivismo russo nella crisi libica. Secondo l’esperto militare russo Alexey Leonkov intervistato ieri da Rt News Khalifa Haftar avrebbe buone possibilità di raggiungere il successo.

«ORA HAFTAR CONTROLLA la maggior parte del territorio e la maggior parte dei giacimenti petroliferi. E questo lo rende un leader piuttosto forte e autosufficiente con una rivendicazione di potere in tutto il paese» ha sostenuto Leonkov. E la Russia potrebbe inserirsi nel gioco se Haftar si dimostrerà sensibile agli interessi russi nella regione non solo per quanto attiene la spartizione dei giacimenti petroliferi ma anche per ciò che riguarda le rotte della penetrazione commerciale in Africa.

«Come Federazione russa abbiamo bisogno in Libia di un leader indipendente con cui si possa instaurare un dialogo franco. Il governo di “unità nazionale” per noi resta una struttura inappropriata perché completamente controllata dall’Occidente e dagli Usa in particolare. E per il momento, non c’è miglior interlocutore per noi che Khalifa Belqasim Haftar» ha sottolineato l’esperto militare russo.