La seconda «calata» dei filonazisti a Chemnitz sette giorni dopo la caccia allo straniero che ha sconvolto la città sassone. Con l’argine delle forze dell’ordine, stavolta concentrate in forze, e il «cordone sanitario» di 3.500 antirazzisti scesi in strada per impedire la replica del pogrom contro i migranti. Due cortei contrapposti tenuti a debita distanza: l’unico contatto è coinciso con la breve scaramuccia tra uno spezzone di militanti antifa e la polizia cui è stato gridato: «Dove eravate la settimana scorsa?».

TUTTO DOPO CHE LA SASSONIA si era risvegliava con la fotografia più scioccante dal 1945: nel sondaggio Insa di ieri, Alternative für Deutschland si è confermata come il secondo partito del Land con il 25% dei consensi: appena tre punti in meno della Cdu di governo, ben sette sopra la Linke, la maggiore forza politica dell’opposizione. Non va meglio a livello federale: qui Afd viaggia stabilmente a quota 17%, lo stesso livello dei socialdemocratici sempre inchiodati al 18% come conferma la più recente rilevazione Zdf.

Un trauma politico, e un incubo sociale misurabile dalle forze messe in campo per contrastare l’onda nera che ha assunto le dimensioni di un vero e proprio tsunami. Autentica emergenza sotto il profilo dell’ordine pubblico, al punto che la partita di calcio della Bundesliga tra Dynamo Dresda e Amburgo ieri è stata annullata per permettere di dirottare a Chemnitz tutti gli agenti disponibili. Mentre la paura per il nuovo raid neofascista ha già superato i confini tedeschi come dimostra il clamoroso «avviso di viaggio» diramato dal governo svizzero a beneficio dei propri cittadini: «prudenza alle manifestazioni in Germania a causa dei possibili atti di violenza» scandisce l’appello ufficiale del Dipartimento federale affari esteri di Berna.

Fa quasi più rumore della cronaca di Chemnitz, ieri seguita in diretta nella cancelleria di Berlino come al ministero dell’Interno guidato da Horst Seehofer. Lì, dalle 17 alle 19.30, sono rimbalzati i video del Volk imbandierato nel tricolore nero-rosso-oro, con la rosa bianca infilata nel bavero della giacca e la maxi-foto di Daniel H., la vittima dell’omicidio che ha innescato la caccia allo straniero di sette giorni fa.

CIRCA 4.500 MILITANTI inquadrati dietro al capo di Afd della Turingia, Björn Höcke, inneggianti alla «stampa bugiarda» oltre ai soliti slogan contro la cancelliera Angela Merkel, accusata – tra l’altro – di essere la vera responsabile della morte del 35 enne accoltellato sabato scorso. In prima linea insieme ad Afd e agli islamofobici di Pegida anche i razzisti del cartello «Pro-Chemnitz» che aggirando il divieto della polizia si sono fusi nel corteo principale.

In parallelo, nel parcheggio della chiesa di San Giovanni si svolgeva la contro-demo delle 70 sigle riunite dal motto «Cuore invece di persecuzione» cui hanno partecipato la sindaca Spd Barbara Ludwig, la deputata Verde Annalena Baerbock, il co-leader della Linke Dietmar Bartsch, il segretario generale dei socialdemocratici Lars Klingbeil e la numero due della Spd Manuela Schwesig. «Chemnitz non è grigia né bruna» è stata la parola d’ordine scritta anche sul cartello messo intorno al collo alla mega-statua di Marx sulla Brückenstrasse, proprio sotto il «naso» dei neonazi lì concentrati prima della partenza del corteo.
Sullo sfondo, ma neppure troppo, ancora l’eco delle violenze consumate per tutta la settimana oltre il recinto nero della Sassonia. Mercoledì a Wismar (Mecleburgo-Pomerania) un ventenne di origine straniera è stato circondato da tre neofascisti e picchiato a sangue con una pesante catena di ferro. Il referto del pronto soccorso ha certificato la rottura del setto nasale, eppure la denuncia, come accade ormai troppo spesso, risulta ancora contro ignoti dato che gli aggressori si sono dati alla fuga.

DI PARI PASSO (DELL’OCA) l’inquietante episodio registrato giovedì sera a Rosenheim, in Alta Baviera. In un pub del centro una decina di persone si è platealmente esibita in cori xenofobi e canti del Terzo Reich sfoggiando il consueto «saluto a Hitler». Tra loro sono stati identificati i due poliziotti federali di 44 e 45 anni attualmente accusati di incitamento all’odio e utilizzo di «simboli anticostituzionali».