325 arresti e la città bloccata per tre ore, questo il bilancio dell’ondata di manifestazioni a sostegno della Palestina che si sono svolte lunedì a New York, dove centinaia di persone appartenenti a più gruppi e associazioni hanno bloccato tutte le principali strade di accesso a Manhattan per circa un’ora e mezza. L’azione coordinata – svoltasi intorno alle 9.30 del mattino – mirava proprio a bloccare i ponti di Manhattan, Brooklyn e Williamsburg, e l’Holland tunnel, che collega New York al New Jersey.

A ORGANIZZARE la protesta sono state principalmente due associazioni: il Movimento giovanile palestinese e Jewish Voice for Peace, che aveva già bloccato Central Station mobilitando migliaia di ebrei newyorchesi che si oppongono alla politica di Israele.
Lunedì circa 50 manifestanti si sono incatenati al ponte di Brooklyn coprendo le catene con tubi di plastica e silicone in modo da rendere ancora più difficile, per la polizia, liberarli. «Il punto è disturbare – dice Seth di Jewish Voice for Peace, che era al ponte di Brooklyn – Stavamo cercando di provocare contemporaneamente più ingorghi in tutto il centro di Manhattan, e dimostrare che siamo un fronte unito per la Palestina».

Questo tipo di manifestazioni – che hanno lo scopo sia di non far cadere la notizia nel dimenticatoio che di fare pressioni sull’amministrazione Biden -, sono arrivate anche al presidente stesso, interrotto da un gruppo di attivisti poco dopo aver iniziato un discorso elettorale alla chiesa nera Mother Emanuel di Charleston, in South Carolina, dove nel 2015 nove persone furono uccise da un suprematista bianco. «Se davvero ha a cuore le vite perse qui, in questa chiesa – ha gridato una donna – dovrebbe onorare quelle vite, e anche chiedere un cessate il fuoco in Palestina». Subito dopo sono partiti gli slogan «Cessate il fuoco adesso!» – e questa è solo l’ultima, e la più forte, protesta al sostegno che Biden continua a dare a Israele dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre.

IL DATO PREOCCUPANTE per il presidente democratico è che queste proteste arrivano in particolare da parte di giovani elettori e dalla comunità afroamericana, due gruppi che rappresentano lo zoccolo duro del suo elettorato, che hanno contribuito a portarlo alla Casa bianca nel 2020.
Più il bilancio delle vittime civili a Gaza aumenta, più i manifestanti si rivolgono al presidente Usa chiedendogli di cambiare rotta e di battersi per un cessate il fuoco senza compromessi. Sono state organizzate manifestazioni davanti alla Casa Bianca e a tutti gli interventi pubblici di Biden, incluse le raccolte fondi elettorali che si svolgono a porte chiuse in tutto il paese.

IL CONFLITTO in Medio Oriente ha scosso molti pilastri all’interno degli Stati uniti, espandendosi in tutti gli ambienti, primo fra tutti le università.
Uno dei protagonisti di questa “guerra culturale” è lo squalo della finanza Bill Ackman. Miliardario 57enne e fondatore dell’hedge fund Pershing Square Capital Management, laureato ad Harvard e finanziatore dell’ateneo, era fra i principali avversari di Claudine Gay, l’ex rettrice che nei giorni scorsi si è dovuta dimettere a causa delle accuse di antisemitismo e di plagio. Nell’ultimo mese più di 100 tweet di Ackman, che è seguito da oltre un milione di follower, hanno riguardato Gay, Harvard o entrambi i temi, e il miliardario non accenna a cambiare rotta, concentrandosi ora sulla presidente del Massachusetts Institute of Technology, Mit, Sally Kornbluth, anche lei sotto accusa per la testimonianza al Congresso in cui non ha condannato esplicitamente l’antisemitismo all’interno del college.

Ackman ha anche raddoppiato i suoi attacchi contro Business Insider e la società che lo edita, Axel Springer, dopo che il quotidiano ha pubblicato un paio di rapporti in cui si parlava dei plagi accademici di sua moglie, la designer israelo-americana Neri Oxman,.