I ricordi su Giacomo Princigalli si intrecciano con la (piccola o grande che sia) storia della sinistra italiana, sia nella tradizione socialista sia in quella comunista. La sua scomparsa lasciò un vuoto non facilmente colmabile, proprio per le attitudini peculiari – polemista e tuttavia unitario- di un compagno che ci riporta a periodi in cui ancora prevaleva la speranza sulle delusioni Psi-Psiup-Pci i vari approdi di un’esperienza ricca e intensa. Nel Psi Princigalli ebbe ruoli importanti, a partire dall’organizzazione giovanile, e successivamente partecipando alla importante esperienza teorica e pratica di Rodolfo Morandi fino alla fondazione del Psiup.
Entrò, quando nacquero le Regioni, nell’assemblea pugliese e in quella difficile e conflittuale stagione venne pure attaccato dai fascisti. Che allora come adesso non erano buoni.

Dopo essere confluito nel Pci, assurse a funzioni dirigenti significative sia a livello locale sia sul piano nazionale.
Con la svolta impressa da Achille Occhetto nel 1989 vi fu la diaspora interna, cui seguì la costituzione di Rifondazione comunista.
Giacomo Princigalli rimase nel “gorgo”, come lo chiamò Pietro Ingrao e da allora cominciò una bella frequentazione tra di noi.
La casa nel cuore di Bari era di per sé il messaggio: un po’ caotica, ma molto creativa e arredata con un’ibridazione tra gusti vintage e tracce di avanguardia. In fondo, sembrava un arredamento partecipe ai linguaggi delle riunioni, tanto era forte il punto di vista espresso.

Da lì passavano tanti esponenti del mondo democratico, di un universo che univa le espressioni autenticamente popolari con le élite intellettuali, ramificate in un territorio urbano non per caso valorizzato da libri e serie televisive. La presidenza regionale di Nichi Vendola, tra l’altro, alzò nettamente la soglia di visibilità di un’area non considerata (erroneamente) nel top dei luoghi italiani.
E negli incontri si respirava proprio l’aria nuova, che sembrò essere una speranza vera.

La maggior parte delle riunioni di cui serbo la memoria riguardava il cosiddetto “correntone” dei Democratici di sinistra, di cui ero il girovago portavoce. Si trattava dell’area politica che, pur non avendo scelto di confluire nel partito di Fausto Bertinotti, aveva posizioni assai critiche verso il gruppo dirigente Ds, fino a non accettare la costituzione del Partito democratico. Infatti, in molte e in molti costituirono Sinistra democratica, che poi si unì ad una consistente minoranza uscita da Rifondazione, per dare vita a Sinistra Ecologia e Libertà (Sel). Princigalli fu uno dei protagonisti di simile vicenda e ne rappresentò uno degli aspetti veri e genuini. Insomma, faceva parte di uno spirito critico ma non antagonista, indipendente e autonomo ma non contro la storia della sinistra storica.

È importante ricordare chi ha avuto tale forza ideale e costanza nell’impegno, senza nulla rivendicare o pretendere, bensì affidando alla politica la migliore declinazione del bene comune.
Le nostre avventure hanno rivelato, alla prova degli eventi, persone mediocri e però sospinte da un destino fin troppo benevolo, e figure cui non è stato attribuito il valore che meritavano. Suscita emozione l’amore filiale che ha contraddistinto il lavoro di ricerca di chi ha frequentato il padre in diverse epoche, da parte di Giovanni. Cinque anni fa, proprio in questo periodo, fu inaugurato il Parco Princigalli a Bari.

Fu un atto corretto, ma non sufficiente a risarcire la memoria di un intellettuale e dirigente che ha segnato storia e storie con le quali continua a parlarci.