«Assolutamente non si può parlare di accordo raggiunto». Giulia Bongiorno, nel governo responsabile della pubblica amministrazione ma per la Lega ministra ombra della giustizia, smonta in tv l’ottimismo del guardasigilli titolare Alfonso Bonafede. Che ancora l’altro giorno aveva diffuso il quotidiano ottimismo. Lo stesso con il quale aveva annunciato «entro febbraio» il disegno di legge delega per la riforma del processo penale.

In realtà non si è visto, e non è nemmeno dietro l’angolo. Difficile che, come tante altre cose, veda la luce prima delle elezioni europee. Un problema per la maggioranza, perché a questo punto è quasi impossibile che ci sia il tempo per approvare il disegno di legge e poi vedere esercitata la delega del governo entro la fine dell’anno. Con l’inizio del 2020, infatti, scatterà l’abolizione della prescrizione dopo il giudizio di primo grado. Gli accordi tra i 5 Stelle, che hanno voluto mettere questa norma nella legge anti corruzione, e la Lega, che ha sùbito l’aggiunta, erano che si sarebbe arrivati a quella data con i nuovi strumenti già in vigore, per accelerare i processi. Nei tribunali, infatti, l’avvicinarsi della prescrizione funziona come tagliola per le cause più lunghe. Tolta quella, i processi rischiano di diventare infiniti per i colpevoli e per gli innocenti. Bongiorno ieri lo ha ribadito: la riforma della prescrizione «può entrare in vigore purché prima si accelerino i processi». Su questo, ha aggiunto, «con i 5 Stelle siamo stati chiari».

È l’anticipo di un nuovo scontro, perché per come è stata scritta la legge anti corruzione, lo stop alla prescrizione partirà comunque, anche senza la riforma del processo penale. La Lega dovrebbe provare a ottenere un (ulteriore) rinvio. Ma intanto sulla giustizia – anche sulla giustizia – i due partiti di governo sono lontanissimi. Bongiorno ieri ha fatto capire che la Lega non accetterà tutte le misure volte a rendere difficile la ricorribilità in appello, sulle quali invece il ministro ha già ottenuto il via libera dai magistrati (ma non dagli avvocati penalisti). «Io non voglio che si levino pezzi di processo, tantissime persone condannate in primo grado vengono poi assolte in secondo grado», ha ricordato la ministra. Secondo la quale il problema dei processi infiniti «si risolve dando dei termini precisi ai vari adempimenti». Che è però quello che c’era prima dell’intervento grilloleghista sulla prescrizione: termini precisi per ogni grado di giudizio. Bongiorno in realtà pensa di dare una scadenza soprattutto alle indagini preliminari – c’è già ma c’è anche la possibilità di proroga.

Infine la ministra assicura: «La Lega non è manettara, siamo garantisti». Per esempio proporrà «una più rigorosa applicazione delle misure cautelari». Evidentemente per far dimenticare tutte le idee sulla castrazione chimica e sul «marcire in galera», l’affossamento delle misure alternative al carcere e il divieto retroattivo di accesso alle pene alternative che è contenuto nella stessa legge anti corruzione. Ed è già stato mandato, da due diversi giudici, davanti alla Corte costituzionale