Il primo ottobre chiusura del tesseramento, 6 e 7 voto on line dello statuto di Potere al popolo: questa la road map ma martedì è deflagrato il caso del messaggio per prendere il «comando» di Pap. Si tratta di un testo fatto girare da un dirigente del Partito del Sud, arrivato a qualcuno che (non avendo gradito il metodo) l’ha sottoposto agli attivisti dell’Ex Opg Je so’ pazzo. Salvatore Prinzi l’ha postato sui social con una premessa: «Mi ero alzato allegro: il sondaggio che ci dà al 2,6%, le tante iniziative in giro per l’Italia, i compagni di PaP Parigi che hanno messo su una comunità bellissima. Poi mi è arrivato questo messaggio». Il testo in questione recita: «Allora tu, e se puoi altri, dovreste iscrivervi online a Pap con 10 euro. Ti risponderanno dandoti un codice per votare Statuto 1 (quello di Je so’ pazzo) o Statuto 2 (quello nostro di Rifondazione Comunista, Partito del Sud, ecc). Se vinciamo (e tieni conto che Rif.ne ha 13mila iscritti di cui almeno 3.800/4.000 hanno garantito il voto + noi + altri) allora il comando di Pap passa a chi vince e, interpellato Luigi de Magistris, anche lui spera così, in modo da non avere a che fare con gli altri, bravi ragazzi ma settari e meno democratici, e costruire un vero Quarto polo. Le considerazioni di sopra tienile per te».

IL PARTITO DEL SUD, recita il sito, è nato nel dicembre 2007 a Gaeta, a Napoli aderisce alla maggioranza del sindaco Luigi de Magistris. Ma ad alimentare la polemica sono stati i commenti sotto il post di Prinzi, nei quali militanti di Rifondazione confermano quanto scritto nel messaggio: «Spiego tutto io – si legge in uno di questi -. Il mio comitato politico regionale Veneto è stato convocato improvvisamente: l’indicazione perentoria e urgente venuta dal nazionale è di far aderire quanti più iscritti a Pap per tentare di vincere la battaglia sullo statuto. I toni sono stati di allarme assoluto, come se ci fosse pericolo di morte. Facce tirate, toni duri. E questo è accaduto ovunque». E ancora: «A Bergamo ci sono inviti ad aderire a Pap da parte di compagni di Rc notoriamente contrari al progetto. La plateale motivazione è quella di votare lo Statuto 2».

LA REPLICA è arrivata dall’ex segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero: «Ho appena letto il post di Salvatore Prinzi che riporta un pizzino anonimo. Non so se questo messaggio sia vero o meno ma poco importa. Parla di un clima che si è creato. Il problema vero è che la decisione presa a maggioranza del coordinamento nazionale di Pap di andare al voto a statuti contrapposti (per la cronaca Salvatore era a favore e io contrarissimo) è una decisione devastante per Pap, perché lacera le assemblee e stimola i peggiori istinti».

LA SPACCATURA è politica. I nodi su cui si è divisa Pap sono tre: l’Ex Opg vuole costruire un soggetto politico unitario e non un movimento plurale con all’interno partiti, associazioni e realtà distinte come invece chiede Rifondazione; vuole eleggere il coordinamento nazionale e i portavoce attraverso le assemblee territoriali e la piattaforma on line mentre, secondo Rc, le assemblee territoriali dovrebbero eleggere i delegati, a cui poi spetterebbe l’elezione del coordinamento e dei portavoce; il 50% più uno per prendere le decisioni secondo l’Ex Opg, la maggioranza dei 2/3 per Rc.

Non sono aspetti tecnici ma di sostanza, anche in vista delle prossime elezioni europee. La prima anima vuole «un’organizzazione omogenea, aperta e comunicativa verso l’esterno, partecipata e non burocratica, che deve agire velocemente e non può essere limitata nella sua azione». Rifondazione, invece, come chiarisce il segretario Maurizio Acerbo, vuole lavorare al Quarto polo: «L’avvio di un largo processo che, oltre a Pap, coinvolga soggettività come Altra Europa, Città in Comune, Diem25, il sindaco de Magistris, esperienze locali, settori di movimento che sono interessati alla costruzione di un’alternativa ai poli esistenti. Se ci sono divergenze non copriamole con la polemica sulle manovre di palazzo». Acerbo ha chiesto un incontro per arrivare a uno statuto unitario, votando piuttosto emendamenti agli articoli. L’Ex Opg è d’accordo a discutere: «Non è la lotta per il potere ma un confronto politico per immaginare collettivamente e dal basso un movimento in discontinuità con il passato».