In Portogallo il partito socialista del premier Antonio Costa ha proposto di tassare del 10% i pensionati europei che si stabiliranno nel paese da quest’anno. La proposta, una concessione alle proteste di comunisti e Bloco de Esquerda critici nei confronti del regime di esenzione creato nel 2009 sotto il governo di José Sócrates per attrarre investimenti stranieri, è contenuta in un emendamento alla finanziaria del 2020 presentata lunedì in parlamento.

Al culmine della crisi finanziaria nel 2009, Lisbona aveva esentato gli europei dal pagamento delle tasse per 10 anni a condizione che vivessero in Portogallo per sei mesi all’anno. Il tasso del 10% sarà in vigore per i nuovi arrivati, chiunque sia già un residente non abituale (residente não habitual) – vale a dire, chi beneficia dell’attuale esenzione dell’imposta sul reddito (Irs) – e chiunque si iscriva fino all’entrata in vigore del nuovo regime continuerà a beneficiare di questo vantaggio fino alla fine dei dieci anni dell’incentivo fiscale.

Tuttavia, per evitare controversie, gli attuali beneficiari, se lo desiderano, nel frattempo possono aderire alle ultime norme (se ciò è a loro vantaggio nei casi in cui i loro paesi di origine sono autorizzati a tassarli, come nel caso della Finlandia). Negli ultimi anni Lisbona e le località balneari della regione dell’Algarve hanno attratto migliaia di pensionati in Portogallo, in particolare cittadini francesi, britannici e italiani (sono 2.897 le pensioni pagate dall’Inps a italiani residenti in Portogallo per oltre 2.700 euro medi al mese), grazie alle enormi agevolazioni fiscali concesse nell’ultimo decennio.

Secondo i resoconti della stampa portoghese, quasi 30.000 stranieri stanno attualmente beneficiando della pratica precedente. In generale, il Portogallo è particolarmente generoso nei confronti dei ricchi stranieri. Chiunque trasferisca il proprio domicilio fiscale in Portogallo come residente non abituale paga il 20 percento in meno della metà della normale aliquota fiscale – per un massimo di dieci anni.